M5S, l'accordo col Pd passa dalla conferma di Minniti

Il M5S vorrebbe un sostegno esterno del Pd ma valuta anche l'ipotesi di confermare Marco Minniti agli Interni e di nominare ministri dei tecnici di area dem

M5S, l'accordo col Pd passa dalla conferma di Minniti

Dopo le parole di ieri del ministro Andrea Orlando le possibilità di un accordo tra Pd e M5S si riducono, ma la trattativa non si ferma. Al momento i grillini stanno aspettando la definitiva fuoriuscita di Matteo Renzi e, nel frattempo, pensano a cosa offrire ai democratici.

L'eventualità di cedere alcuni ministeri al Pd è definita "prematura" da Riccardo Fraccaro ma non viene esclusa a priori. I pentastellati preferirebbero un sostegno esterno ma valutano anche l'ipotesi di nominare ministri dei tecnici di area dem e di provata fiducia. Nelle ultime ore, scrive La Stampa, gira il nome di Marco Minniti, il ministro dell’Interno che ha raccolto gli elogi di Alessandro Di Battista e che sull’immigrazione ha impresso una svolta che piace. Quel dicastero, dopo la bocciatura alle urne del deputato Danilo Toninelli, spetterebbe alla criminologa Paola Giannetakis che, però, è arrivata terza nel suo collegio in Umbria. Sembra, poi, che vi siano stati dei contatti tra i pentastellati e Salvatore Settis, ex direttore della Normale di Pisa e membro di Libertà e Giustizia, per il ministero dell’Istruzione o dei Beni Culturali dove andrebbe al posto di Alberto Bonisoli, sconfitto nel suo collegio uninominale, a Milano. Altri nomi di rilievo sono il costituzionalista Alfonso Celotto, allievo di Franco Modugno, giudice eletto alla Consulta in quota M5S.

Celotto, già capo di gabinetto dei ministri Bonino, Calderoli, Tremonti, Barca, Trigilia e Guidi, gode della stima dei Cinque stelle ma ha già rifiutato un ministero. Circola anche il nome del giurista Nicola Colaianni, ex Pci, poi Pds, arrivato in secondo alle votazioni in rete degli attivisti M5S per la nomina di un membro laico del Csm nel 2014.

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