Roma Un altro macigno è destinato a cadere sulla testa del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, dopo le polemiche scaturite in seguito all'istruttoria aperta nei confronti del generale dell'Aves (Aviazione dell'Esercito), Paolo Riccò, che lo scorso 25 aprile aveva abbandonato la cerimonia per la festa della Liberazione di Viterbo in seguito ai vergognosi attacchi da parte dell'Anpi.
Il Movimento 5 stelle, infatti, sta usando ogni mezzo possibile per togliere risorse alle Forze armate. Nella proposta di legge sull'acqua pubblica, quella, insomma, con cui i grillini puntano a togliere alle società private italiane la distribuzione idrica per darla ad altrettanti enti pubblici, presentata dai pentastellati, infatti, si dice chiaramente, al capitolo «disposizioni finanziarie», che all'onere «derivante dall'attuazione della presente legge, per quanto attiene al ricorso alla fiscalità generale, si provvede attraverso dotazioni finanziarie iscritte nello stato di previsione del ministero della Difesa a legislazione vigente, per competenza e per cassa, a partire dall'anno 2018, compresi i programmi di spesa relativi agli investimenti pluriennali per la difesa nazionale, le quali sono accantonate e rese indisponibili su indicazione del ministro della Difesa per un importo annuo non inferiore a 1 miliardo di euro, con riferimento al saldo netto da finanziare, per essere riassegnate all'entrata del bilancio dello Stato. Con decreto del ministro dell'Economia e delle finanze - si prosegue -, i predetti fondi sono destinati al finanziamento degli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge». Insomma, con l'attuazione del ddl, che porta la firma di diversi parlamentari pentastellati, che andrà in aula, alla Camera, il prossimo 27 maggio, si toglierà un miliardo di euro all'anno al comparto Difesa per destinarlo alla distribuzione idrica.
Ma il ministro Elisabetta Trenta che ne pensa? La sua voce in merito non si è ancora fatta sentire. Possibile che abbia davvero deciso di sua spontanea volontà di azzoppare il suo ministero già abbastanza martoriato?
Il comparto soffre già decurtazioni importanti. Come avevamo già avuto modo di scrivere, i budget per alcuni capitoli sono stati tagliati del 66 per cento. Non ci sono più soldi per le ambulanze, per i mezzi antincendio, per le tende. Ad esempio, per attrezzature, gruppi elettrogeni, mezzi di soccorso, potabilizzatori d'acqua, cucine da campo e altre attrezzature, a oggi gli stanziamenti sono pari a zero. Per le infrastrutture, nel bilancio ordinario, rispetto ai 50-60 milioni di euro di 10 anni fa, per il 2019 erano stati previsti 17 milioni 680mila euro. Nella realtà ne sono stati stanziati 5 milioni 304mila. Per le bonifiche ambientali si è passati dai 2 milioni di euro ai 600mila euro attuali. Per i mezzi antincendio, fondamentali per la sicurezza degli aeroporti militari, si andrà dai 2 milioni di euro a zero. Per la manutenzione di hangar e attrezzature si passa da 1 milione e mezzo di euro a zero. Un sistema che rischia la paralisi e che viene portato avanti solo grazie all'impegno degli uomini e delle donne delle Forze armate che fanno i salti mortali lavorando col poco che hanno.
Niente più carburante per gli aerei, niente più pezzi di ricambio per le navi, non ci sono soldi per le divise, per le bollette di acqua, luce e gas e i 5 stelle spostano i soldi per una legge sull'acqua pubblica. Insomma, una cantonata pentastellata che va nella direzione di azzoppare la Difesa e per cui i militari son già pronti a dar battaglia. Una Difesa la cui spesa è già ben sotto, peraltro, alle quote Nato.
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