Bagarre in Aula a Montecitorio sull'indennità dei parlamentari. Come avvenuto sul cosiddetto «bonus Ipad» di 5mila e 500 euro per l'acquisto di smartphone e tablet da parte dei deputati, il M5s si muove all'insegna dell'ipocrisia. E se meno di un mese fa, per il regalino sui dispositivi elettronici, Giuseppe Conte aveva provato a barcamenarsi dicendo che il Movimento non era «riuscito a evitare» il cadeau, adesso i grillini si intestano la paternità del mancato aumento degli stipendi degli eletti. Una decisione che, però, è stata votata all'unanimità dall'Ufficio di Presidenza della Camera. Proprio come la scelta del bonus Ipad. Allora i grillini non si opposero, adesso si sono espressi come tutti gli altri.
A svelare l'ipocrisia durante il dibattito di ieri a Montecitorio è il deputato di Azione-Italia Viva Roberto Giachetti, uno dei segretari dell'Ufficio di Presidenza. Il parlamentare ex radicale, al solito, non lesina sulla chiarezza. «Potete essere definiti politicamente con un solo termine, siete dei miserabili», attacca Giachetti. Che sottolinea come la decisione di non aumentare le indennità parlamentari fino al 2025, senza agganciarle agli stipendi dei primi magistrati di Cassazione, sia stata presa all'unanimità. Conte risponde su Facebook, senza nominare Giachetti. «Oggi abbiamo scoperto che Calenda e i suoi contubernali di Italia Viva che ci insultano in Aula hanno da sempre a cuore il taglio dei privilegi della classe politica, a partire dai già lauti stipendi dei parlamentari», esordisce l'avvocato. Poi svia il discorso e si rivolge a Calenda, pungolandolo su Matteo Renzi: «Caro Carlo, i tuoi ragionamenti si incartano in un diallelo. Ricordiamo tutti quando a proposito del tuo attuale socio in Azione Renzi sostenevi che è inaccettabile che un senatore della Repubblica, pagato dai cittadini, vada in giro per il mondo a fare il testimonial di regimi autocratici dietro pagamento di lauti compensi». Quindi l'invito-provocazione: «Vota con noi una legge per impedire ai parlamentari italiani di percepire anche solo un euro da Stati stranieri».
Giachetti invece se la prende con il questore pentastellato Filippo Scerra: «Un secondo dopo che la delibera è stata approvata il questore del M5s lanciava alla stampa una nota in cui sosteneva che quella decisione era frutto della battaglia del Movimento». Il deputato del Terzo Polo continua a ricostruire la vicenda: «A chi gli fece notare che non era vero, Scerra porse le sue scuse spiegando che aveva inviato la nota per errore. Ma poi, in serata, esce un'altra nota del M5s in cui si ribadisce che quella decisione è stata presa solo perché i pentastellati si erano incatenati, quasi buttati dalla finestra». Senza contare il post su Facebook in cui Scerra parla di «una vittoria del M5s». Giachetti urla. Dai banchi di Fratelli d'Italia si leva il coro «buffoni! buffoni!» all'indirizzo del M5s. Paolo Trancassini, questore della Camera in quota Fdi, esce in Transatlantico, spiega ai cronisti che Giachetti ha ragione e dice: «Questa cosa l'abbiamo votata tutti, perché scrivi anche sui social che è una vittoria del M5s?»
Lo stesso Scerra che - sulla vicenda del bonus tablet di 5mila e 500 euro - aveva difeso la bontà della scelta, parlando di «un risparmio», perché nella scorsa legislatura queste spese ammontavano a 7mila e 500 euro.
Solo che allora Conte aveva contraddetto il questore grillino. «Non siamo riusciti a bloccare la determina», aveva abbozzato. Ma stavolta Scerra e il suo leader si sono coordinati meglio e hanno gridato al trionfo del M5s.
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