"Noi abbiamo scelto appositamente la data di San Francesco per la creazione del MoVimento. Politica senza soldi. Rispetto degli animali e dell’ambiente. Siamo i pazzi della democrazia, forse molti non ci capiscono proprio per questo e continuano a chiedersi chi c’è dietro". Così Beppe Grillo, nel 2013, commentava l'elezione di Papa Bergoglio e si complimentava con lui per la scelta del nome del santo d'Assisi, a cui ha sempre detto di volersi ispirare per il M5S.
Un'affermazione che, riletta oggi, stride davanti all'immagine dei ministri pentastellati che ieri si sono presentati in auto blu al summit indetto dal capo politico Vito Crimi per definire il percorso che porterà agli Stati Generali, il primo congresso dei grillini. Un'altra grande anomalia per un movimento che si fa partito proprio nello stesso momento in cui il suo fondatore rilancia la democrazia diretta in funzione anti-parlamentare nel corso della tavola rotonda 'Ideas for a new world' organizzata dal presidente del Parlamento europeo, David Sassoli. "Il M5S lo possiamo definire un partito intermittente e fondato sul paradosso", dice a tal proposito a ilGiornale.it il sociologo Massimiliano Panarari. "Vedremo se la trasformazione in partito con correnti darà una filiera di comando per cui vi sarà un segretario accreditato a parlare per tutti oppure se continuerà il balletto delle voci in cui ogni elettore ritrova quel che si vuol sentir dire", aggiunge l'esperto di comunicazione politica che descrive il M5S come "un autentico camaleonte che cambia a seconda del contesto". I grillini, mentre si trovavano all'opposizione seguivano una linea "anticasta, pauperista e decrescista", mentre ora che si trovano nella 'stanza dei bottoni' adottano "comportamenti tipici della casta che aveva criticato e il M5S si fa partito dell’establishment", spiega ancora Panarari, sempre più convinto che gli Stati Generali lasceranno irrisolto "il nodo dell’istituzionalizzazione vera e propria".
L'uso dell'auto blu potrebbe restare come un 'peccato' nell'immaginario collettivo grillino. "Quello delle auto blu è roba da poco, ma dà il segno di una trasformazione di un movimento che a parole diminuisce il numero dei parlamentari, però, poi, permette che ogni parlamentare goda dei privilegi incredibili come quello di avere tantissimi collaboratori. È la fine del movimento delle origini fondato da Grillo e Gianroberto Casaleggio di cui, oramai, resta solo il nome", ci spiega Paolo Becchi, ex ideologo del M5S a cui oggi non risparmia critiche. "Il M5S è diventato casta. I grillini volevano aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno e, invece, sono loro diventati i tonni che nuotano benissimo all’interno della scatoletta", attacca ancora il filosofo genovese. Il Movimento, a detta dei due esperti, è un partito come un altro, ha perso la sua forza propulsiva e si avvia verso una crisi irreversibile. "Può vantarsi del sì al referendum però è un fuoco di paglia. La verità è che sta lentamente svanendo e avrà un ruolo marginale anche perché il Pd si sta riprendendo i voti in uscita", sentenzia Becchi.
L'opinione dei fuoriusciti
Secondo l'ex pentastellata Paola Nugnes, oggi iscritta al gruppo di Liberi e Uguali, il problema non sono le auto blu ma il fatto il M5S abbia cambiato pelle e si sia inserito "in un’area neoliberista che già era occupata da altri e, quindi, non è più un movimento rivoluzionario come credeva di essere". "Non demonizzo le auto blu o il fatto che sia diventato un partito, ma c’è stata una truffa dal punto di vista semantico tra quello che voleva realizzare e quello che si è realizzato", aggiunge la Nugnes. Che la fascinazione del potere abbia completamente cambiato il Movimento è un aspetto che mette bene in luce anche il senatore Michele Giarrusso, passato al gruppo misto alcuni mesi fa. "Questo non ha nulla a che vedere con il M5S e il suo programma. Di Maio lo ha trasformato nei “Pomigliano boys”. e Crimi è un ‘pupo’ che non conta", dice l'ex grillino che ha perso fiducia nel Movimento "quando al Dap invece di Di Matteo è arrivata la nomina di Basentini e la scarcerazione dei mafiosi". Giarrusso punta il dito contro il Guardasigilli Bonafede, scelto come capodelegazione del governo al posto del reggente Crimi in quanto ministro che siede e partecipa alle riunioni del Cdm. "In realtà, chi tratta col Pd è sempre Di Maio", ribadisce. Secondo Walter Rizzetto, deputato di Fratelli d'Italia che è entrato in Parlamento per la prima volta nella scorsa legislatura con il M5S (salvo, poi, lasciarlo poco dopo), quello offerto ieri è stato uno spettacolo "a dire poco imbarazzante".
"Ormai per poter confondere le acque potrebbero riverniciare da soli le auto di servizio di un colore diverso dal blu per poi dire che tecnicamente non sono auto blu", aggiunge Rizzetto che conclude: "L’unica cosa che mi conforta è che ormai sono ai titoli di coda. "
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