Tra contraddizioni e giravolte: così il M5S si è fatto partito

Dall' "uno vale uno" al "non rompete i c..." in difesa del capo politico, Luigi Di Maio. Ecco tutta la storia dei 10 anni del M5S, segnati da scissioni, alleanze di governo con Lega e Pd ma soprattutto da tanto caos

Tra contraddizioni e giravolte: così il M5S si è fatto partito

Iniziò tutto con un “vaffa” di Beppe Grillo e con un motto che sembra finito nel dimenticatoio. Il MoVimento Cinque Stelle era il non-partito dove regnava la democrazia diretta e il motto “uno vale uno”, mentre ora il “vaffa” è stato sostituito dal “non rompete i c…” pronunciato da Grillo in difesa del “capo politico del M5S”, Luigi Di Maio. “Non siamo più quelli di 10 anni fa ed è meraviglioso”, ha confermato il fondatore pochi giorni fa. Che non siano più quelli del 2009 l’avevamo capito da molto, che sia meraviglioso è opinabile, ma è bene ripercorrere la storia del M5S per capire come e quanto sia cambiato il partito di maggioranza relativa che governa l’Italia dal marzo 2018.

Dal blog ai meet-Up

Lo showman genovese, tolti i panni del comico, nel 2001 apre il suo blog col dominio beppegrillo.it e la gestione del sito viene affidata alla Casaleggio Associati, società di comunicazione di marketing di proprietà dell’amico Gianroberto. Qui vengono diffuse le idee di Grillo sulla democrazia diretta, sulla finanza selvaggia e contro la “casta” dei politici. Negli anni l’acqua pubblica, l’ambiente, i trasporti, la connettività e lo sviluppo diventano le cinque stelle su cui si fonderà il M5S. Temi e idee che il comico-blogger diffonde anche nei vari teatri d’Italia dove riscuote grande successo tanto da meritarsi, nel 2005, anche la copertina del Time. Ed è proprio in quello stesso anno che nascono i primi meet-up Amici di Beppe Grillo con lo scopo di mettere in comunicazione gli attivisti desiderosi di “divertirsi, stare insieme e condividere idee e proposte per un mondo migliore, a partire dalla propria città. E discutere e sviluppare, se si crede, i miei post”, come spiega lo stesso Grillo sul blog.

I “Vaffa-Day”

Beppe Grillo e i suoi sostenitori, i grillini, l’8 e il 9 novembre 2007, riempiono le piazze delle principali città italiane per lanciare la raccolta firme per una legge di iniziativa popolare che preveda la reintroduzione delle preferenze, il vincolo dei due mandati e l’impossibilità di candidare i condannati. A chi insinua che Grillo voglia fondare un partito, il comico risponde così:"Non hanno capito niente. I partiti sono incrostazioni della democrazia. Bisogna dare spazio ai cittadini. Alle liste civiche. Ai movimenti. Viviamo in partitocrazia, non in democrazia". Col senno di poi, questa sarà solo la prima di una lunga serie di bugie, ma all’epoca il “grillismo” inizia a innescare speranze soprattutto tra i giovani. Grillo farà il pieno anche l’anno seguente, in occasione del secondo ‘V-Day’, promosso per raccogliere le firme per tre referendum abrogativi sull'abolizione del finanziamento pubblico all'editoria, dell'ordine dei giornalisti, e della legge Gasparri.

Dagli ‘Amici di Beppe Grillo’ al Movimento Cinque Stelle

Il 24 gennaio 2008, giorno della caduta del secondo governo Prodi, Grillo, con un post sul suo blog, dà il suo benestare alla nascita delle liste civiche “per un nuovo Rinascimento” che sarebbe dovuto iniziare con le amministrative di quello stesso anno. Era, infatti, troppo presto per partecipare alle elezioni Politiche, ma alle Regionali in Sicilia Sonia Alfano si candida con la lista ‘Amici di Beppe Grillo’ e ottiene il 2,4%. Andrà meglio nel 2009 quando verrà eletta a Bruxelles con l’Idv di Antonio Di Pietro, grazie soprattutto al sostegno pubblico che le darà il comico genovese. Grillo, dal canto suo, nello stesso anno, chiede di candidarsi alle primarie del Pd, ma tale richiesta viene respinta dai vertici del partito. Resterà famosa la frase rilasciata da Piero Fassino a Repubblica Tv: “Se Grillo vuol fare politica fondi un partito, si presenti alle elezioni e vediamo quanti voti prende”. Detto, fatto. Il 4 ottobre 2009 Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio annunciano la nascita del M5S.

I primi test elettorali non sono confortanti, ma, alle amministrative del maggio 2012, il M5S conquista Parma con Federico Pizzarotti. Un altro sorprendente risultato è quello delle Regionali in Sicilia dove il candidato presidente Giancarlo Cancelleri arriva terzo con il 18% dei voti, supportato personalmente da Grillo che, in occasione della campagna elettorale, attraversa a nuoto lo Stretto di Messina. Sempre nel 2012 si segnalano le prime espulsioni di Valentino Tavolazzi (consigliere comunale di Ferrara), Federica Salsi (consigliera comunale di Bologna) e Giovanni Favia (consigliere regionale dell’Emilia). Grillo liquiderà la faccenda con i suoi soliti metodi garbati: “Chi pensa che io non sia democratico vada fuori dalle palle”, dirà.

Il boom alle Politiche del 2013

Questi sono ancora gli anni dei grillini “duri e puri” che mai scenderanno a compromessi con il Pdl o con il ‘Pdmenoelle’. In nome della democrazia diretta, in occasione delle Politiche 2013, vengono indette le ‘parlamentarie’, ossia le primarie online con cui gli iscritti votano i candidati da inserire nelle liste M5S. Inaspettatamente il Movimento ottiene il 25% e, solo per una manciata di voti, non supera il Pd. Pierluigi Bersani, il giorno dopo le elezioni, dichiara: “Siamo arrivati primi, ma non abbiamo vinto” e fa di tutto per convincere i ‘portavoce’ grillini (guai a chiamarli onorevoli) a dargli l’appoggio esterno per formare un governo. La diretta streaming tra Bersani, Enrico Letta e i capigruppo di Camera e Senato M5S, Roberta Lombardi e Vito Crimi segna l’inizio della fine per il segretario del Pd. Bersani viene impallinato dai 101 franchi tiratori nel voto del nuovo presidente della Repubblica, carica per la quale il M5S propone il giurista Stefano Rodotà.

L’esordio parlamentare dei grillini è contrassegnato non solo dall’opposizione ai governi a guida Pd e al patto del Nazareno, ma anche dalle espulsioni. Nei primi tre anni di vita parlamentare sono una ventina i grillini che lasciano il Movimento e poi fondano Alternativa Libera, partito che avrà scarsissimo seguito. I deputati Di Battista, Di Maio, Fico, Ruocco, Sibilia, invece, formano il direttorio che coordina le azioni del M5S anche in vista delle Europee del 2014, stravinte dal Pd dell’arcinemico Matteo Renzi e Grillo è costretto a prendersi il maaloox. A Bruxelles, i pentastellati si uniscono al gruppo degli euroscettici di Nigel Farage anche se poi, dopo appena tre anni, cercheranno di entrare nel gruppo degli europeisti dell’Alde. Tre piccoli e semplici esempi che dimostrano già con quanta facilità i grillini cambino idea rapidamente. Un quarto esempio arriverà nel 2017 quando Filippo Nogarin, Virginia Raggi e Chiara Appendino, eletti primi cittadini di Livorno, Roma e Torino l’anno precedente, vengono raggiunti da un avviso di garanzia ma non subiscono l’espulsione dal M5s come, invece, accadde a Federico Pizzarotti. No, per la Raggi, si adotta un altro trattamento: si cambia il codice etico del M5S così da salvarle la poltrona.

Luigi Di Maio capo politico M5S

Un’ulteriore trasformazione avviene nel 2017 quando Beppe Grillo annuncia di voler fare un “passo di lato” e Luigi Di Maio diventa capo politico del M5S. Da quel momento in poi è lui a dettare la linea politica, ma in accordo con il fondatore-garante del Movimento e con Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto e presidente dell’Associazione Rousseau. L’esatto contrario del principio ‘uno vale uno’. Il M5S, dopo le elezioni Politiche del 2018, perde la sua ‘verginità’ e, a poco a poco, anche la sua credibilità e i suoi voti. Dal 32,5% del 2018 tracolla al 17% delle Europee 2019. Una perdita di consensi senza precedenti, aggravata dalle continue sconfitte alle Regionali degli ultimi anni. Dalla contrarietà assoluta verso ogni tipo di alleanza si passa alle trattative per la formazione di governo sia con la Lega sia col Pd che, però, dichiara la sua indisponibilità. Dopo un’iniziale frenata (“per me qualsiasi discorso con la Lega si chiude qui", dichiarerà Di Maio), nasce il primo governo sovranista guidato dal tecnico Giuseppe Conte, quello che un tempo i pentastellati avrebbero definito un ‘premier non eletto dal popolo’. Un non politico che, dopo le iniziali incertezze, sembra quasi voler prendere le redini del M5S e che ci ha preso gusto a governare. Che sia con la Lega o con il Pd poco importa. Così come poco importa che nell’arco di un mese Di Maio da vicepremier di un governo sovranista sia diventato ministro degli Esteri di un esecutivo giallorosso e filo-europeo, voluto principalmente dall’arcinemico Renzi.

Ma Di Maio non era contrario all’alleanza col “Partito di Bibbiano”? Tutte le sue mosse lasciano intendere che lo sia ancora, ma il fondatore Grillo ora vuole un’alleanza organica col Pd e chiede a tutti di “non rompere i c…”. Questo caos nel M5S sarà pure meraviglioso, ma sembra molto simile a un gran casino.

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