Macron cerca consensi. "Aiuti senza nuove tasse. Non abbattiamo statue"

Quarto discorso alla nazione: "Più poteri agli enti locali. Dal 22 giugno aperte tutte le scuole"

Macron cerca consensi. "Aiuti senza nuove tasse. Non abbattiamo statue"

Definire i contorni del dopo Covid. Reinventarsi leader e dettare la linea per proseguire il Quinquennato. Più che l'inizio della Fase 3 (già fissata al 22 giugno con la riapertura totale dei ristoranti e non soltanto nei dehors, anticipata invece a oggi in tutto l'Esagono), Emmanuel Macron traccia l'inizio di «una nuova era» per la Francia. Così la definisce l'Eliseo. Così, ieri sera, il presidente della Repubblica, la racconta ai francesi nel quarto discorso alla nazione da inizio crisi: «Il 3 aprile vi ho annunciato un'uscita dal lockdown dall'11 maggio, molti lo sconsigliavano, compresi gli scienziati. Ma abbiamo preparato l'operazione e abbiamo fatto bene».

Aveva già fatto mea culpa per alcuni errori. Stavolta dà un senso ai miliardi infusi nell'industria dell'auto (8 per sostenere la filiera già concessi) e nelle tasche dei francesi (da 3 a 7 mila euro per l'acquisto di modelli benzina, diesel o elettrici dal 1° giugno): «Non finanzieremo queste spese aumentando le tasse». «In quanti Paesi è stato fatto? É questa la forza del nostro Stato (oltre 600 miliardi mobilitati complessivamente) e proseguiremo. Stiamo già negoziando con i sindacati per evitare licenziamenti». Intanto, torna l'obbligo di frequenza nelle scuole dal 22 giugno e da oggi la Francia riapre le frontiere.

Le riforme sospese, come quella delle pensioni, restano tali. Ma dagli ospedali alle imprese il capo dello Stato annuncia un cambio di passo (e di strategia). Un «patto per la ricostruzione economica, riconciliando produzione e clima». Macron coccola poi la gauche: viste le defezioni parlamentari della sua maggioranza, annuncia una virata «sociale e solidale» del Quinquennato: «Si farà con l'Europa - dice rivendicando - un lavoro iniziato dalla Francia». Cioè lo «storico accordo franco-tedesco per raddrizzare l'economia del continente». C'è però una novità, «una tappa inedita». Ovvero l'obiettivo di «un'Europa più sovrana e forte» che deve «affermare la sua identità e cultura di fronte alla Cina a agli Stati Uniti». A partire da luglio, «al Consiglio europeo» e «nei prossimi due anni a venire» per Macron «questa sarà la chiave della nostra indipendenza».

Dopo giorni di manifestazioni dei gruppi anti-razzisti di Francia, che accusano di facile ricorso al cosiddetto soffocamento la polizia, la quale protesta a sua volta contro il governo perché diventata bersaglio della rabbia senza sufficienti tutele, il presidente ricorre al «patriottismo repubblicano»: «Siamo una nazione dove ognuno deve trovare il suo posto, non è così in tutto il mondo. Nome, indirizzo e colore della pelle non sono importanti: inflessibili di fronte al razzismo e all'antisemitismo». Ma dice: «No ai separatismi, la République non farà scalzare statue dal podio, né opere d'arte. In nessun caso negherà ciò che siamo. Senza ordine, non c'è sicurezza né libertà».

Il coronavirus convince Macron a riconoscere poi agli enti locali un ruolo maggiore: «Dobbiamo dare libertà e responsabilità inedite ai nostri ospedali, agli imprenditori e a tutti gli attori». Una riforma annunciata ancora da scrivere. Chi sarà a farlo? Sondaggi dorati, per il premier Edouard Philippe (gollista convertito a En Marche). Ma Macron potrebbe sacrificarlo, immolandolo in nome di una nuova linea: più «ecologista e sociale».

«Un nuovo cammino sarà definito a luglio». Rimpasto di governo all'orizzonte l'Eliseo potrebbe assecondare una regola della Storia: per cui chi guida la fase di crisi quasi mai coincide con chi volterà pagina guidando anche la ripartenza.

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