L'istantanea di Emmanuel Macron che stringe la mano al presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nel tête-à-tête improvvisato domenica sera sulla terrazza romana dell'hotel Villa Agrippina Gran Meliá, per un attimo aveva ridato corpo alle voci di una fantomatica «vigilanza» di Parigi sul governo italiano. Una bufala da Oscar, seccamente smentita ieri da entrambi gli staff. E dallo stesso Macron: «Vigilare su Roma? Non è il termine giusto».
Citando «fonti dell'Eliseo», alcuni organi di stampa avevano infatti attribuito al presidente francese le suddette intenzioni (espresse maldestramente dalla premier transalpina e da una ministra a inizio ottobre, ma già rettificate da Macron), sostenendo che se ne sarebbe persino parlato con Meloni nell'incontro tenuto segreto fino all'ultimo. Se non una montatura ad arte, una forzatura giornalistica utile a delegittimare l'Italia a trazione centrodestra.
La falsa ricostruzione non è piaciuta a Palazzo Chigi (tanto meno all'Eliseo) al punto d'essere smontata, pezzo per pezzo, da entrambi. Senza nascondere le differenze, Chigi ha ribadito come «non c'è stato riferimento a ipotesi di vigilanza straniera sulla democrazia italiana, anche perché, su questo tema, il presidente del Consiglio italiano si era già espresso chiaramente nelle scorse settimane». Chi favoleggiava forme di «vigilanza» è stato sbugiardato. «Ciò che conta è invece la relazione bilaterale, andremo avanti», ha aggiunto ieri Macron.
«Incontro lungo e franco - spiegano ancora da Chigi - si è parlato delle sfide che l'Europa affronta: energia, crisi internazionale, sovranità alimentare, geopolitica, contrasto all'immigrazione irregolare». Niente Italia «osservata speciale», ma 80 minuti da pari grado senza lezioni sullo Stato di diritto. E se Roma dà spazio ai rumors, in Francia l'incontro è un caso. L'Eliseo lo immaginava, eppure lo ha accettato. Segno di quanto Macron ritenesse importante parlare della sopravvivenza energetica (e non solo) dei rispettivi Paesi, vista una Meloni «disponibile a lavorare con tutti per difendere gli interessi italiani e costruire un'Europa più efficace nel dare risposte alle grandi questioni strategiche», riassume Palazzo Chigi.
Da Parigi arriva il castigo della deputata ecologista Sandrine Rousseau: «Da Macron, incredibile compiacenza con il fascismo, non collaboriamo con regimi che rivendicano parte della Storia di Mussolini». Sono gli echi esteri di una campagna elettorale italiana sul ritorno delle camicie nere: il cartello di Jean-Luc Mélenchon parla di «irresponsabilità» di un Macron che «corre dalla leader fascista Meloni». E ciò che resta dei socialisti, il segretario Ps Olivier Faure, condanna «l'assuefazione ai leader di estrema destra e la loro pericolosa banalizzazione».
Macron ieri è stato pure in Vaticano: 55 minuti di complicità col Pontefice e un sottile braccio di ferro sull'Ucraina. Al Santo Padre ha offerto la prima edizione francese del «Progetto della pace perpetua» di Kant del 1795. «Ti regalo sempre dei libri...
», la battuta di Macron, che ha poi visto il segretario di Stato Pietro Parolin e monsignor Gallagher per una possibile tappa del Papa alla cattedrale di Notre-Dame nel 2024. Poi il pranzo al Quirinale con Sergio Mattarella. Visita privata con Brigitte, a certificare il messaggio già ricevuto: l'Italia «sa badare a se stessa». E basta veline.
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