"Non è un mistero che durante la formazione del governo io fossi abbastanza perplesso". Luigi Di Maio prova così a mettere le mani avanti dopo l'umiliante sconfitta rimediata nelle elezioni Regionali in Umbria, in cui il Movimento 5 Stelle ha subito un drastico calo dei voti: "Tutte le analisi di voto dicono che la metà dei nostri elettori si è astenuta a causa della coalizione con il Pd". In un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, il ministro degli Esteri ha rimarcato la propria intenzione di ritornare alla versione di Gianroberto Casaleggio: "Arrivare al governo del Paese con una maggioranza autonoma che ci permetta di metterci veramente alla prova".
"Andiamo da soli"
Il capo politico del M5S ha ribadito che "l'esperimento in Umbria non ha funzionato" e dunque si deve "guardare avanti". Ma da parte di Giuseppe Conte è arrivato un invito a riflettere sulle prossime mosse. Il presidente del Consiglio si è schierato a favore di nuove alleanze territoriali, ma l'ex vicepremier gli ha risposto: "Dopo uno tra i nostri minimi storici alle Regionali, direi che può considerarsi una esperienza chiusa". Nelle prossime ore ci sarà un incontro con gli eletti di Calabria ed Emilia-Romagna, e si è detto sicuro di una cosa: "Nessuno mi chiederà di allearci con il Pd dopo il dato umbro".
Parte l'assalto a Di Maio
Non solo i parlamentari: a schierarsi contro la posizione di Luigi Di Maio c'è anche Beppe Grillo. Come riportato da La Repubblica, il comico genovese avrebbe detto a gran voce: "Non gli consentirò di far saltare l'alleanza con il Pd". Fonti del M5S hanno però smentito: "Si tratta di una frase assolutamente inventata e frutto della fantasia di Repubblica". Pure Roberto Fico si è smarcato: "Guai a fermare la costruzione dell'alleanza con il Pd". Il presidente della Camera si è sfogato: "Dovevamo grillizzare il sistema, invece il sistema ha normalizzato noi".
Non mancano poi le molteplici anime dissidenti causate anche dalle mancate nomine di sottogoverno: la resa dei conti per Di Maio è vicina. Lui smentisce: "Non mi risulta". Ma in realtà ci sono diversi esponenti grillini sul piede di guerra: da Alessandro Di Battista a Gianluigi Paragone, passando per Barbara Lezzi e Danilo Toninelli. A questo si aggiunge che alcuni senatori starebbero lavorando a un documento per mettere Luigi a un bivio: "O fai il capo politico o il ministro".
"Più a destra"
Conte lo ha avvertito: "Quanto accaduto in Umbria non deve replicarsi necessariamente a livello nazionale. Decidi tu, ma pensaci un attimo prima di mandare tutto all'aria con il Pd. Commetteresti un errore storico". E ha rilanciato una possibile alleanza in Emilia-Romagna: "Possiamo vincere e cambierebbe tutto". La risposta di Di Maio sarebbe netta: "Io non posso passare per quello di sinistra. Perdo voti a favore della Meloni, lo capisci?". E rivela anche l'intenzione di spostarsi più a destra: "I flussi dicono che i nostri non votano se ci vedono con Zingaretti. Anche la manovra sembra di sinistra, e infatti le partite Iva ci abbandonano. Dobbiamo coprirci a destra".
Fonti
di Palazzo Chigi hanno smentito il virgolettato attribuito da Repubblica ("Ma Conte, Grillo e Fico stoppano il capo, non cambiare linea") al presidente del Consiglio: "Sono privi di ogni fondamento".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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