L'Ue accelera l'iter per formalizzare la nomina dell'ex ministro degli Esteri Luigi di Maio come inviato speciale nel Golfo. L'incarico all'ex grillino però accende lo scontro in Italia. Forza Italia chiede un voto di gradimento del Parlamento. Mentre dal governo trapela irritazione per il blitz di Josep Borrell, sponsor numero uno di Di Maio.
Il primo round si giocherà giovedì: la nomina approderà al tavolo degli ambasciatori del Comitato politico e di sicurezza nella riunione del 27 aprile. Si tratta di un passaggio procedurale per il quale in via teorica non è prevista la discussione. Sarà questo il primo step per la ratifica della nomina dell'ex ministro degli Esteri, che si concluderà alcune settimane dopo con l'approvazione formale del Consiglio Ue. Alla riunione di giovedì, per il governo italiano, siederà l'ambasciatore Vincenzo Celeste, nominato a marzo scorso dal ministro Antonio Tajani. Le successive fasi prevedono un passaggio al gruppo dei Consiglieri per le relazioni esterne (Relex), che si occupa delle questioni giuridiche, finanziarie e istituzionali relative alla politica estera comune, per poi passare al Coreper, con i rappresentanti permanenti europei, e arrivare poi al tavolo del Consiglio Ue.
Nel passaggio di giovedì, così come in quelli successivi, si apprende da fonti Ue, non dovrebbe essere prevista alcuna discussione sul nome. La nomina appare dunque blindata. Anche se in Italia Maurizio Gasparri cerca di bloccarla: «Pubblicamente sconfessato dal governo, che con garbo ma con chiarezza ha detto che non è il candidato dell'esecutivo italiano, fortemente censurato dalle forze politiche che rappresentano la maggioranza democratica dell'Italia, Luigi Di Maio, dopo una vita da seminatore di odio e poi da poltronaro voltagabbana, rinunci ad un incarico per il quale è palesemente inadeguato. Privo di basi culturali elementari, ignaro della storia, della geografia, del congiuntivo, incapace di distinguere un Paese dall'altro, frequentatore di gilet gialli parigini, già sodale di seminatori di odio, forse convinto che si parli di una pizzeria su qualche Golfo italiano e non di una complessa area che richiede nozioni a lui ignote, anela a lauti compensi. So bene che la designazione compete a poco trasparenti circuiti europei, ma in queste ore porrò comunque il problema nel parlamento italiano, cercando con una risoluzione di far emergere una pubblica censura istituzionale, per impedire una costosa nomina, che offende la democrazia, la cultura, la competenza, la grammatica e la geografia». Lo stop arriva anche dalla Lega: «Con tutti i diplomatici di carriera, che hanno fatto tanto in Italia e in Europa, mandare a mediare il signor di Maio Luigi è curioso.
Non è l'unica iniziativa curiosa da parte di alcune istituzioni europee, che sono più ideologiche che pragmatiche, penso alle direttive sulle case e le auto green, le carni sintetiche, i vini farlocchi. Conto che ci ripensino» dice il vicepremier Matteo Salvini. Più morbido Carlo Calenda: «Non faccio battaglie contro Di Maio». Ma Fi e Lega proveranno a rovinare i piani di Luigino.
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