Di Maio per ora "sta sereno". Ma Fico cerca già poltrone

Il vice presidente della Camera sarà il candidato premier. Adesso la guerra si sposta sulla leadership

Di Maio per ora "sta sereno". Ma Fico cerca già poltrone

Stavolta hanno convocato anche il notaio, uno vero, come al «Rischiatutto». Però Luigi Di Maio non rischia un accidenti. Lui è sereno come un fanciullo, sono gli altri semmai che si agitano, Roberto Fico su tutti, almeno in apparenza. Fico vendeva tappeti a Napoli, conosce l'arte della negoziazione. E avrà pensato: «Io almeno qualche giorno ho lavorato, una poltrona mi spetta». Una poltrona si troverà.

Quella di Palazzo Chigi l'ha appena prenotata Di Maio. Si sa che sarà lui il candidato premier dei Cinque Stelle. Il problema semmai è un altro, «chi vincerà le primarie sarà anche il Capo del Movimento», ha annunciato tre giorni fa Beppe Grillo, sul suo blog. Ed è qui che si è già scatenata la guerra interna. La votazione dovrebbe già partire oggi, così è stato fatto trapelare ieri, con una certa sicumera, dalle stanze dei bottoni pentastellati. Ma il tempo stringe: in mattinata è stata convocata una riunione nello studio milanese della Casaleggio&Associati. «È la prima volta che un candidato premier verrà scelto dalla base, è limitativo parlare di primarie, la nostra sarà una vera rivoluzione», ha ripetuto Davide Casaleggio ai suoi collaboratori.

Poi ha aggiunto: «Gli altri parlano di primarie, ma la verità è che chiedono di votare chi hanno scelto loro, i candidati sono imposti dalle varie correnti, è sempre andata così. Quindi...». Quindi? «Dobbiamo fare attenzione, la massima attenzione, come al solito proveranno a saltarci tutti addosso, a mettere in dubbio la validità delle nostre votazioni. Si voterà sulla piattaforma Rousseau, l'annuncio del vincitore sarà dato sabato pomeriggio, sul palco di Italia Cinque Stelle, la nostra convention di Rimini».

Per questo stamattina sentiranno anche un notaio, uno che sappia come si gestiscono queste cose, che abbia magari esperienza legale anche del «televoto», cose del tipo «Grande Fratello» o «Isola dei Famosi». Così il Movimento blinda la validità delle sua consultazione interna e almeno questo certo, è una buona cosa.

Diverso, molto differente, il pistolotto sull'unicità del sistema democratico pentastellato. Di Maio non è blindato, ma blindatissimo. Tre giorni fa Grillo ha anche cambiato il «codice etico» del Movimento, giusto per evitare che il vicepresidente della Camera fosse incandidabile alle primarie. Chi, come Di Maio, è indagato può correre, basta che spieghi ai suoi cosa è accaduto. E allora, dopo la benedizione del comico leader, Giggino si è scatenato e ha iniziato a scrivere su Facebook: «Oggi ho accettato la mia candidatura a premier per il Movimento». Poi senza un perché, ma come accade sempre più spesso, via con la solita citazione di Ghandi: «Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci».

A dirla tutta per ora, tra i suoi, lo ha attaccato solo Luigi Gallo, dal 2013 deputato del M5s. Che ha scritto: «Si è passati dal Movimento di Grillo a quello di Di Maio». Per poi spiegare: «Il voto è anomalo e sulle regole scelte non c'è stato dibattito». Però ci sarà il notaio e poi si può partire. Sulle regole no, il dibattito non c'è ancora stato. A dirla tutta non ci sono neppure le alternative a Di Maio. Fico brontola, ma nella pancia Cinque Stelle.

Alessandro Di Battista si defila, si è defilato pure Andrea Mazzillo, movimentista romano cacciato dalla giunta Raggi. Pare che l'unico outsider sarà Nicola Morra, senatore, uomo perbene, zero possibilità di vincere. Già, non un vero outsider, più una comparsa. C'è già Di Maio, un uomo solo, al comando di tutto.

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