Ennesimo terremoto all'interno del Movimento 5 Stelle, praticamente dilaniato da dicembre. Luigi Di Maio sarebbe pronto a lasciare la carica di capo politico: la decisione potrebbe arrivare verso il 20-21 gennaio, appena eletti i facilitatori regionali. A riportarlo è Il Fatto Quotidiano, secondo cui la scelta sarebbe ufficializzata prima di domenica 26 gennaio 2020, quando si terranno le elezioni Regionali in Emilia-Romagna e in Calabria. Un doppio appuntamento che, stando agli ultimi sondaggi, avrà un risultato umiliante per i grillini. E probabilmente proprio questa è una delle motivazioni del frettoloso addio: il ministro degli Esteri, dopo i flop collezionati dalle Europee fino all'Umbria, non vorrebbe subire un altro processo per i pessimi responsi dalle urne.
M5S a pezzi
L'ex vicepremier è inoltre stufo delle infinite liti e divisioni tra i pentastellati: nella serata di ieri sono usciti altri due deputati, Massimiliano De Toma e Rachele Silvestri. Non ne può più delle pressioni quotidiane e insistenti da parte di big e parlamentari. L'ultimo schiaffo è rappresentato dal documento redatto da un gruppo di parlamentari 5S in cui si chiede l'abolizione del ruolo di capo politico e la fine della gestione Rousseau targata Davide Casaleggio. Ambienti vicini al 33enne di Pomigliano d'Arco negano voci di addio: "Falso". Ma un dimaiano ha invece confermato: "Lo vogliono spingere verso la porta". E in tal senso arrivano riscontri positivi anche da più fonti qualificate.
Da statuto sarebbe sostituito dal membro più anziano del Comitato di garanzia: si tratta di Vito Crimi, attuale viceministro all'Interno. Ma dopo di lui bisognerà comunque accelerare per formare una sorta di segreteria politica: "Adesso serve finalmente un organo collegiale". Una veste davvero importante sarà quella di Beppe Grillo, che potrebbe decidere di togliere il ruolo di capo politico. Ma se dovesse continuare a esserci, al momento non si vedono profili accettabili: Alessandro Di Battista - che ha spaccato il M5S dopo l'espulsione di Paragone - è in Iran; Roberto Fico è già il presidente della Camera.
Prima dell'addio, però, Di Maio vorrebbe lasciare un Movimento con una nuova e definitiva riorganizzazione. A partire dalla scelta dei facilitatori regionali: a suo giudizio gli iscritti a Rousseau dovrebbero votare un elenco da cui poi sarà lui, ancora capo, a scegliere i nomi finali.
Un'ipotesi che però è stata già aspramente criticata da Fabio Massimo Castaldo, vicepresidente del Parlamento europeo: "Così l'elezioni è un processo calato dall'alto".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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