Malattia del Congo: stretta sui viaggi

L'Italia alza l'attenzione su voli, navi e frontiere: "Niente allarmi ma cautela doverosa"

Malattia del Congo: stretta sui viaggi
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È estremamente letale, assomiglia alla febbre emorragica ma mostra sintomi diversi, come febbre, mal di testa, tosse e anemia. Finora, in poco più di un mese, la misteriosa malattia comparsa in nel Sud-Est del Congo ha causato la morte di 143 persone su 376 infettate, fra loro anche molti bambini e tantissime donne. Il bilancio potrebbe però crescere, vista la presenza di villaggi remoti nei quali non si conosce la situazione precisa.

Mentre nel Paese africano si cerca di arginare l'epidemia, in Italia si alza il livello di allarme. È infatti arrivata la richiesta, rivolta agli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera del ministero della Salute, «di fare attenzione su tutti i punti di ingresso, in particolar modo per i voli diretti provenienti dal Paese». Al momento la patologia è considerata un mistero dalle maggiori Agenzie sanitarie del mondo e il ministero della Salute pubblica del Congo parla di «malattia di origine ancora sconosciuta». Potrebbe, quindi, trattarsi di una patologia completamente nuova, quasi certamente di origine virale. Ma non si esclude che possa trattarsi anche di un'emergenza sanitaria già nota ma non ancora identificata, vista anche l'assenza di infrastrutture sanitarie adeguate. Nel frattempo autorità locali in questi giorni stanno consigliando alla popolazione locale di evitare il contatto con le persone già decedute per evitare un possibile contagio. Mentre sia l'Organizzazione mondiale della sanità sia i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie stanno lavorando «con le autorità nazionali per comprendere la situazione spiegano -. Abbiamo inviato una squadra nella zona per raccogliere campioni per le indagini di laboratorio». L'Oms non esclude che possa trattarsi di «un agente patogeno respiratorio, come l'influenza o il Covid-19».

Se l'allarme in Italia non è ancora elevato, la situazione viene monitorata in tempo reale. «Se fosse chiaro che l'intera popolazione è suscettibile e fosse conosciuta la modalità di trasmissione allora ciò costituirebbe un allarme precisa Giovanni Rezza, docente di Igiene e sanità pubblica all'università Vita-Salute San Raffaele di Milano -. La letalità appare molto alta». Rezza mette in evidenza che «occorre attendere che i campioni siano trasferiti almeno al laboratorio attrezzato di Kinshasa, se non ad altri centri più specializzati con il supporto dell'Organizzazione mondiale della sanità. Lì si capirà se si tratta di una patologia batterica nota, come quella da meningococco, una febbre emorragica o una sindrome influenzale». Nel caso in cui la malattia fosse nota la diagnosi potrebbe essere veloce, se si trattasse di qualcosa di nuovo occorrerebbe invece più tempo. «Fino ad allora azzardare ipotesi è facile evidenzia Rezza - ma al momento molte cose non sono note. L'anemia, per esempio, potrebbe essere spiegata da fenomeni di malutrizione, malaria e dalla situazione sanitaria di base della zona». L'area, spiega ancora il docente, è caratterizzata da frequenti contatti uomo-animale e non è nuova a eventi del genere, particolarmente drammatici ma che, spesso, non hanno conseguenze per il resto del mondo».

Preoccupato anche il virologo e microbiologo Roberto Burioni, che su Facebook scrive: «Quadro clinico strano (anemia!), non mi piace. Per carità nessun panico, ma attenzione. Nel mondo moderno i virus - come abbiamo visto - si spostano molto velocemente».

E Walter Ricciardi, docente di Igiene all'università Cattolica, ammonisce: «Non sappiamo cosa accadrà, difficile prevederlo ora. L'unica cosa che possiamo fare è non farci trovare impreparati, non solo per questo allarme, ma per tutti quelli che ci saranno».

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