Malpensa risveglia l'ozio antiberlusconiano

Il collante della sinistra

Malpensa risveglia l'ozio antiberlusconiano
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Alla fine l'unica vera controindicazione ad intitolare l'aeroporto di Malpensa a Silvio Berlusconi è lo strazio di doversi sorbire le proteste di una sinistra che, non avendo più niente da dire, si aggrappa come un parassita a una polemica senza senso.

E così ieri sotto Palazzo Lombardia, la sede della Regione considerata chissà perché responsabile dell'affronto, si sono riviste le bandiere e rosse e le falci e martello riesumate dai meandri più maleodoranti della storia, quelli nei quali riposano (non in pace) le decine di milioni di morti di cui il comunismo è responsabile. Ancora oggi. Al loro fianco, per la verità, c'erano anche i simboli del Pd di Elly Schlein che, rimasto senza ideologia e soprattutto senza idee, volteggia come un avvoltoio in cerca di una nuova preda. E fa specie vedere quello che dovrebbe o vorrebbe essere un partito che si candida a governare il Paese, costretto a dividere la piazza, o la piazzetta visti gli appena trecento partecipanti a farla larga, con Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Network Giovani M5S, Giovani Europeisti Verdi, Casa Comune, Unione Giovani di Sinistra Lombardia, I Sentinelli, Arci, Libera e Cgil Lombardia. Non la notte, come nel grande film di George Romero, ma il pomeriggio dei morti viventi (ideologicamente, per carità), gente che si aggrappa ancora a un gigante della politica come Berlusconi per testimoniare la sua esistenza in vita. Senza salirgli sulle spalle, ma cercando di scalciargli la caviglie come hanno sempre fatto. Una vita solo apparente, parassitaria, lucrata sulla grandezza altrui, tanto che è difficile non notare come oggi sia molto più vivo Berlusconi di loro. Un politico, anzi un uomo che mai avrebbe pensato di organizzare una manifestazione contro qualcuno. Perché anche il suo anticomunismo, che lo spinse a scendere in campo e sul quale mai ha pensato di transigere, non era negativo perché innervato dall'energia positiva di un pensiero ispirato alla grande tradizione liberale. Per diventare imprenditoriale e di lì politico, nel senso più nobile del termine: quello della polis, della comunità da anteporre alla parte.

Concetti evidentemente troppo nobili per essere masticati e prima o poi digeriti da chi per decenni ha lucrato sull'antiberlusconismo dell'ideologia, quella che già Marx da grande hegeliano qual era diceva essere la veste che si mette sulla realtà per falsificarla a proprio vantaggio. Ma quelli si dicono marxisti senza avere mai letto Marx, altrimenti saprebbero che ogni politico è «divisivo», ma che non è questo il problema. Che era divisivo Sadro Pertini a cui in Italia abbiamo dedicato l'aeroporto di Torino, era divisivo Ronald Reagan a cui negli Usa è toccato l'onore di Washington e pure il generale De Gaulle a cui in Francia si pensa atterrando a Parigi o David Ben Gurion ricordato a Tel Aviv. Tutti grandi personaggi che non raccolgono l'intero universo dei pensieri e delle passioni dei loro connazionali, ma ai quali i loro Paesi hanno con rispetto riservato il privilegio dell'intitolazione di un aeroporto, riconoscendone la grandezza.

E allora forse che non è stato grande Silvio Berlusconi nell'aver costruito una città modello come Milano 2, le televisioni private quando nessuno immaginava che si sarebbe potuto sfidare il monopolio Rai Dc-Psi-Pci, una banca innovativa come Mediolanum, l'epopea del Milan e governi che per la loro durata e il prestigio all'estero hanno pochi rivali? Non opinioni, ma solo

una serie di fatti che spiegano bene come aggiungere il suo nome al per la verità bruttino «Malpensa» non sia proprio uno scandalo. Mentre lo scandalo sono invece quelli che agitano le bandiere rosse o del Pd per impedirlo.

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