Fare come tutti gli altri partiti: questa è l'ipotesi più probabile tra quelle rimaste sul tavolo del Movimento 5 Stelle. La normalizzazione può passare da un «tesoretto», che è quello dei fondi delle restituzioni. Dovrebbero essere meno di sette milioni ma c'è pure chi, dinanzi a un caffè informale, parla di circa otto. Si tratta di darsi una struttura, che è assente. L'ultimo giro elettorale è la prova regina: non si può aspirare ai consensi di un partito senza esserlo. Quindi il «tesoretto» può diventare utile. Per fare cosa? Trasformare i rimasugli del grillismo in un partito vero.
Per raccogliere consenso servono volti credibili e idee convincenti ma anche altro: come l'organizzazione. Il Movimento ne è privo, perché pensava che bastasse il web.
Dopo una sfilza di batoste, più di qualcuno vorrebbe edificare una base per garantire l'esistenza delle altezze. Ma per farlo serve che Giuseppe Conte sblocchi quei fondi. «Vogliamo vedere e capire un piano d'investimenti»: esordisce un parlamentare grillino, che preferisce restare al coperto. Viene subito nominato il «tesoretto». Conte non ha ancora disposto su quei fondi, ci viene ricordato. Una parte dovrebbe essere devoluta ma una percentuale - dice la fonte - potrebbe coadiuvare la militanza. Del resto, il Movimento non è più protesta e basta. L'entusiasmo degli attivisti sta svanendo giorno dopo giorno: la gente ha smesso di autotassarsi. Ben venga una nomenklatura, allora, con i suoi circoli e i suoi dirigenti. Normalizzazione politica o scomparire: il momento vissuto dagli ex antisistema è tutto qui. «Ci si metta nei panni di un iscritto - continua il grillino - che ha montato gazebo per anni in autonomia e poi si è ritrovato in questa situazione: prima con la Lega, ora con il Pd. La verità è che dobbiamo decidere cosa diventare».
Conte vi sta facendo deragliare? «Non è che Conte come leader sia sbagliato in sé», ci viene specificato. Il discorso verte sulla manovra politica: «Se non c'è più la credibilità per richiamare le parole d'ordine del passato, allora Conte è il leader giusto. Però l'alleanza organica con il Pd non è la soluzione». Il futuro è un rebus. «Sciogliamoci pure - insiste la gola profonda - ma dopo aver raggiunto determinati scopi. Se qualcuno dicesse Il Movimento 5 Stelle si deve sciogliere. Ma in cambio avrete un'Italia capofila della transizione ecologica e nella lotta alla corruzione. Io gli direi che va bene perché siamo un movimento biodegradabile».
Sì, è ancora un universo pieno di suggestioni quello dei Cinque stelle. Sui territori per ora non c'è né un partito né un movimento: soltanto il vuoto del contismo.
Nei palazzi romani, invece, può circolare una speranza chiamata «tesoretto». La «semina» di Conte può produrre questo raccolto: spogliarsi del poco di originale che è rimasto e diventare un partito. Così fan tutti, verrebbe da dire.
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