Qualcosa comincia a cambiare. Quand'è il momento di generare, anche i quattrozampe avvertono la pulsione di sigillare nel ventre vita nuova, partorirla e nutrirla, per poi consegnarla alle gioie e alle dolorose sfide del mondo. Addirittura, se il figlio non arriva, mettendo a punto una vera e propria «maternità isterica»: col loro sistema neuroendocrino che le aiuta a produrre del latte anche se di figli, quelle neomamme, non ne hanno avuti mai. Oppure, adottano gli orfani: come Bobby, cagnolino di pochi giorni rimasto orfano in questi giorni; salvato dai volontari della Michigan Human Society, è stato affidato a una neomamma di una cucciolata di gatti. Un successo.
Poi ci sono gli elefanti. Le femmine della specie: che, quando i pargoli nascono, e i compagni maschi hanno concluso i loro «compiti» di padri biologici, li allontanano per proteggere le cucciolate. Temono la loro gelosia; una cosa della serie: «Caro, tu, questo amore non puoi capirlo. Va' e torna tra sei mesi».
Gli operatori di un parco zoologico negli Stati Uniti hanno raccontato, appena due anni fa, la storia di una tigre cui erano nati cuccioli morti. Era depressa, inconsolabile. Ma la fatalità ha voluto che, in quei giorni, quattro maialini fossero rimasti senza madre e senza latte. Un impiegato dello zoo piuttosto audace propose di portare i cuccioli di maiale alla tigre: miracolo compiuto.
E ci sono Koko e All Barr, una femmina di gorilla e un gattino che hanno fatto il giro dei social e delle piattaforme dedicati ai video sul web. All Barr era il micetto trovatello che mamma gorilla, in uno zoo, aveva trovato e adottato sua sponte: con la gestualità e i piccoli rituali che avrebbe richiesto un cucciolo di gorilla. E certo, non meno amore. Allo zoo Quingdao (Cina), un fatto recente ha ammaliato e commosso i visitatori. È qui che una cagnetta meticcia di piccola taglia ha nutrito e allevato tre cuccioli di tigre siberiana. Ma non è esatto parlare di istinto materno come prerogativa della specie femminile, dipingendo il maschio del branco come un esemplare che non gradisce e non comprende l'amore per i cuccioli. Si pensi a una storia del 2011, in un parco naturale in Australia, al Queens Park di Melbourne. Qui, un gruppo di teppisti adolescenti avevano ucciso a sassate la femmina di una coppia di cigni neri. Poiché quel cigno stava covando un uovo, il personale del parco aveva deciso di completare la cova, adesso che la madre era morta, in un incubatore. Niente da fare: il compagno superstite, maschio della coppia e padre dei pulcini, ha impedito allo staff del Queens Park di avvicinarsi alle uova; ha provveduto lui stesso, come fanno i maschi dei pinguini. Peccato non sia servito niente, perché il pulcino all'interno del guscio, pur avendo occupato le pagine dei giornali di tutto il mondo, è morto prima di nascere.
Poi, anche tra gli animali, ci sono i cosiddetti «genitori a tutti i costi»: quelli che rubano i figli degli altri, come succede nei thriller e nelle fiabe. In casa Zhou Youn, in Cina, i padroni di cagne e gatte ne hanno viste di tutti i colori. Una gatta e una cagna puerpere insieme. Solo che un gattino, in mezzo a quattro, è morto prematuramente, e allora mamma gatta ha sottratto, con mezzi letteralmente felini, astuti e silenziosi, un cucciolo di cane dall'altra ala del giardino. I padroni di casa hanno lasciato che lo allevasse lei.
Le adozioni nel mondo animale sono un fenomeno diffuso e che genera scene commoventi; comiche, qualche volta.
Immaginate una scimmia che vede nutrire un tigrotto orfano con un biberon: a un certo punto, strappa il biberon all'operatore dello zoo, agguanta il tigrotto e lo nutre col biberon. È successo anche questo: e a favore di telecamera.
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