La mamma del giovane sfregiato: «Martina abbracci il suo bimbo»

I genitori del 22enne vittima dell'agguato con l'acido non serbano rancore: «Il bambino non ha nessuna colpa»

Questa è una storia dove le donne, le mamme, hanno un ruolo da protagoniste. Nel bene e nel male. Più nel male che nel bene. Mamme che lottano per qualcosa. Ma c'è solo una mamma che avrebbe tutto il diritto di alzare la voce, e che invece con una dignità che le fa onore resta in silenzio: è la madre di Pietro Barbini, il 22enne sfregiato con l'acido dalla sua ex fidanzata, Martina Levato (condannata col suo compagno Alexander Boettcher a 14 anni di carcere). Martina, nel giorno di Ferragosto, ha partorito un bimbo: Achille.

Il pm, anche lei una donna, ha deciso di separare il piccolo dalla madre subito dopo il parto, chiedendo al Tribunale dei minori l'immediata adottabilità del neonato. Intanto è scoppiata la polemica sul giudice «insensibile» che ha «strappato» Achille alla madre. La signora Barbini non rilascia interviste, non si mette in mostra. Si limita a sussurrare alle persone più care: «Forse sarebbe stato giusto se avessero concesso a quella donna di abbracciare il suo piccolo. Ma se il magistrato ha deciso altrimenti, avrà avuto le sue buone ragioni. Il pm Annamaria Fiorillo è una donna di grande sensibilità che ha agito solo per il bene del piccolo. Che non ha nessuna colpa. Spero che il bimbo rimanga nell'ambito familiare e un giorno possa ricongiungersi con la mamma». Parole sagge e coraggiose.

Non c'è rancore nel cuore della signora Barbini; a emergere è invece la solidarietà «trasversale» che accomuna tutte le madri del mondo: una sorta di idem sentire naturale, quasi genetico. Ma esistono anche delle mamme «anomale», come nel caso di Martina Levato. Lei, prima di diventare madre, è stata la fidanzata di Pietro Barbini, un ragazzo perbene di una famiglia perbene. Poi Martina ha conosciuto quel balordo di Alexander Boettcher, con cui ha intrapreso un percorso maledetto, culminato con la decisione folle di aggredire dell'acido Pietro Barbini. Per questo gesto delinquenziale la «coppia diabolica» è stata condannata in primo grado a 14 anni di carcere. L'altro giorno è nato Achille e il pm ha deciso di avviare subito la proceduta di adozione, sul cui esito dovrà ora esprimersi il Tribunale dei minori. Una decisione sofferta quella del pm Fiorillo: lo si capisce dai occhi e dall'enorme difficoltà nel parlare davanti alle telecamere.

Poi ci sono altre due madri: quella di Martina Levato e quella di Alexander Boettcher. Loro, a differenza della mamma di Pietro Barbini a telecamere e taccuini non si sottraggono. Anzi. «Quello che è stato fatto a Martina è crudele», protestano, rivendicando non meglio precisati «diritti calpestati». No, care mamme di Marina e Alexander, «crudeli» sono stati i vostri figli nello sfregiare un giovane colpevole solo di aver amato una persona sbagliata. E che dire della neomamma Martina? Anche lei si atteggia vittima: «Mi hanno distrutta». No, cara Martina, ti sei «distrutta» da sola. E stavi per distruggere anche la vita del tuo ex fidanzato, che comunque sarà costretto per sempre a convivere col volto devastato dall'acido. Non è colpa del pm se le relazioni degli psichiatri ti descrivono come una «persona anaffettiva e incapace di comprendere il male provocato». Voi l'affidereste un figlio a una persona così? Il pm è stata costretta dalla legge a impedire quell'«abbraccio» sul quale ora si stanno versando fiumi di melassa. Quando Martina e il suo compagno decisero di «punire» l'incolpevole Pietro, sfregiandolo con l'acido, lei aveva già in grembo il piccolo Achille, sapeva che di lì a poco sarebbe diventata mamma; lui, Alexander, sapeva che presto sarebbe diventato padre. Ma ciò non ha impedito a entrambi di comportarsi da criminali. Al «bene», per il loro nascituro, potevano pensarci prima. Lo fanno adesso, fuori tempo massimo. Forse strumentalmente. Dopo aver quasi ammazzato il povero Pietro Barbini, al culmine di un delirante processo di «purificazione».

Le perizie dicono Martina e Alexander, pur essendo capaci di intendere e volere, sono soggetti ad altissimo rischio. Per loro stessi e per gli altri. Ma soprattutto per gli altri. Achille è bene che gli stia lontano. Almeno fin quando i suoi genitori saranno «guariti».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica