La manager si dimette. Poi firma contratti per 10 milioni di euro

Dirigeva una delle strutture che fanno capo alla Farnesina. Decine di atti dopo l'addio

La manager si dimette. Poi firma contratti per 10 milioni di euro

È stato il mondo della cooperazione e delle politiche migratorie a divulgare per primo, via web, la notizia delle dimissioni a sorpresa di Laura Frigenti all'indomani del risultato elettorale. Il direttore dell'Agenzia per la Cooperazione allo Sviluppo, realtà sotto l'egida del ministero degli Esteri, con una lettera di commiato ai propri collaboratori ha ringraziato tutti il 5 marzo scorso e si è dimessa dall'incarico. Anzi no, è rimasta. Infatti il giorno successivo la Frigenti ci avrebbe già ripensato contando la raffica di documenti che ha iniziato a firmare e licenziare nelle successive tre settimane. Impegni di spesa complessivi per circa 10 milioni di euro tra supporti al credito per i Paesi terzi, programmi di educazione e formazione, oltre alla stipula di un nuovo vademecum per l'affidamento di progetti a realtà no profit.

Insomma, proprio quando l'intero orbe del mutuo beneficio si stava interrogando su un congedo così repentino, visto che il suo contratto all'Aics le concedeva ancora un anno pieno, lei era lì chiusa presso la sede dell'agenzia a dare il via libera agli ultimi atti formali. Al contempo le malelingue hanno incominciato a tessere una tela di supposizioni con riferimento soprattutto alla profonda delusione politica provata davanti ai risultati elettorali e ai rapporti, platealmente scomposti, tra Renzi e Gentiloni. È stato proprio Gentiloni nel 2015, allora ministro degli Esteri, a indicarla a Renzi per la guida dell'agenzia. Renzi, di lì a poco, ha firmato il decreto di nomina, riconoscendole uno stipendio di 218mila euro all'anno a partire dal 1° gennaio 2016 e fino a tutto il 2019. Quelle lingue maligne però non hanno denigrato a sproposito l'avvenimento, piuttosto hanno interpretato a dovere l'incipit della lettera della Frigenti quando fa riferimento alla «nuova fase del Paese e della cooperazione» quasi a evocare il grande timore di essere rimossa.

All'attivo la Frigenti infatti non ha solo successi come di solito si vuol fare credere quando un alto dirigente lascia la poltrona. Lo scorso anno in prima persona si è impegnata per portare aziende profit nel mondo della cooperazione: un flop clamoroso malgrado sul piatto ci fossero quasi 5 milioni di euro. Dopo un anno di trattative serrate, tuttavia, sono risultate soltanto 13 le aziende che hanno passato la prima selezione, ma sono tutte ancora lontane dall'approdare al budget. A criticarla duramente è stata l'Open cooperazione, la costola italiana dell'Open Society Foundation di Soros sebbene Laura Frigenti nel corso del suo peregrinare abbia avuto parecchi contatti con la realtà del magnate d'origine ungherese.

La Frigenti prima dell'incarico avuto alla Farnesina ha ricoperto in giro per il mondo ruoli di carattere privatistico-no profit: il fiore all'occhiello è stato l'incarico, ricoperto tra il 2014 e il 2015, di vicepresidente a Washington di InterAction, il raggruppamento di ong statunitensi specializzate in diritto umanitario e sviluppo globale. In realtà però la carriera della Frigenti, a partire dal 2000, si è sviluppata tutta all'interno della Banca mondiale fino al ruolo di capo di gabinetto.

E ora che Laura Frigenti ha raggiunto la famiglia negli Usa così dice chi la conosce bene all'Aics si apre la successione. Accanto alla lettera di commiato campeggia il bando di selezione per il nuovo direttore. In corsa ci sarebbe Giuseppe Cerasoli, che la stessa aveva nominato a capo dell'ufficio risorse finanziarie.

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