La strana infatuazione dura ormai da anni, sospinta da lusinghe e da strizzatine d'occhio. Così, la simpatia dei Cinque Stelle per la Cina è diventata nel tempo un sentimento sempre più definito, fatto di scelte politiche e di mani tese verso Pechino. Come questo atteggiamento sia maturato lo raccontano alcune posizioni pentastellate, ma anche certe dichiarazioni di Beppe Grillo sui rapporti tra l'Italia e il Paese asiatico. E pensare che, un tempo, il comico genovese era assai critico con il Dragone, in particolare sul tema dei diritti umani. Poi i 5s sono andati al governo e qualcosa dev'essere cambiato. Nel 2019, l'allora premier Giuseppe Conte firmò con Pechino un Memorandum sulla Nuova Via della Seta e l'Italia fu l'unico Paese del G7 ad aderirvi. In molti, già all'epoca, evidenziarono i potenziali rischi dell'operazione, soprattutto in riferimento alle mire espansionistiche cinesi sui nostri asset commerciali e infrastrutturali. Per i grillini, invece, era un successone. «Chi ci derideva, ora deve ammettere che investire in questa amicizia ci ha permesso salvare vite in Italia», esultò nel marzo 2020 l'allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio, celebrando la spedizione di mascherine anti-Covid dal gigante asiatico. Peccato che il Dragone avesse mandato aiuti anche ad altri Paesi estranei all'accordo. Intanto, mentre scoppiava la pandemia, sui social Beppe Grillo solidarizzava con Pechino attraverso l'hashtag #siamotutticinesi. Pochi mesi prima, il comico genovese aveva già fatto discutere per un suo «piacevole incontro» con l'ambasciatore cinese in Italia, Li Junhua. Ancora oggi non è chiaro se lo vide a titolo personale o in rappresentanza del Movimento. Sta di fatto che un nuovo faccia a faccia con l'emissario di Pechino, Grillo lo ebbe anche nel giugno 2021, proprio nei giorni in cui al G7 si parlava di contrasto alle ambizioni globali cinesi. Dopo quel colloquio, interpretato da molti come un'evitabile provocazione, sul blog dell'attore apparve un articolo in difesa di Cina e Russia. Curioso tempismo. In quel caso a metterci una toppa fu Luigi Di Maio. «Non c'è nessun dibattito o volontà nel M5s di mettere in discussione l'alleanza occidentale e l'Ue. Non credo che la visita di Grillo all'ambasciata cinese abbia stravolto le sorti del G7», dichiarò l'allora ministro, cercando di mediare tra le istanze grilline e le ragioni di governo. Come non menzionare, poi, le uscite dell'ex senatore 5s Vito Petrocelli, che non solo si proclamò «filocinese» ma avanzò anche dubbi sulla persecuzione degli Uiguri da parte della Cina. E ora che il governo Meloni sta valutando se ridiscutere gli accordi sulla Via della Seta, ecco che il blog di Beppe Grillo è tornato a cannoneggiare a sostegno di Pechino. «Se l'Italia compromettesse le sue relazioni con la Cina, sarebbe una chiara dimostrazione di debolezza politica del governo».
I Cinque Stelle per il momento sembrano più cauti e qualcuno, come l'eurodeputato grillino Fabio Massimo Castaldo, parla sommessamente di
«scommessa fallita». Ma l'impressione è che la posizione pentastellata sia destinata a combaciare, ancora una volta, con quella del fondatore, la cui mano emerge sempre in controluce come in un gioco di ombre. Cinesi, ovviamente.
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