Dalle manifestazioni dei no vax all'aumento degli sbarchi, il tema della sicurezza è tornato in primo piano. Per la rubrica Il bianco e il nero ne abbiamo parlato con il segretario del Coisp, Domenico Pianese, e con il magistrato Stefano Dambruoso.
Come si concilia il diritto di manifestare dei no vax con il diritto alla sicurezza nazionale e alla salute pubblica?
Dambruoso: “Quando ci sono due diritti fondamentali come il diritto alla libera manifestazione del pensiero e il diritto fondamentale alla sicurezza il bilanciamento deve tener conto del peso quantitativo costituzionale dell'interesse in gioco. In questo caso il giusto temperamento è quello di consentire la libera manifestazione del pensiero anche con le forme organizzate che abbiamo visto in questo periodo purché non superino determinati limiti. Le forze dell'ordine devono individuare i limiti che, di volta in volta, non devono essere superati. La sicurezza è una precondizione necessaria per il godimento di tutti gli altri diritti e, in questo caso, bisogna manifestare tenendo conto della priorità della sicurezza”.
Pianese: "Il diritto a manifestare dei no vax, così come il diritto a manifestare di ogni cittadino, rappresenta uno dei cardini della democrazia e della costituzione e non può essere sospeso in alcun modo. A tutti i cittadini, infatti, deve essere garantito, nei limiti e nel rispetto della legge e delle prescrizioni, la possibilità di rappresentare il proprio dissenso rispetto ad alcune scelte del governo; allo stesso modo, dunque, deve essere assicurato anche ai no-vax la possibilità di esprimere le proprie idee. È chiaro, però, che questo diritto deve essere contemperato dal rispetto delle leggi e delle indicazioni delll'Autorità Provinciale di Pubblica Sicurezza e nel rispetto di quelle che sono le prescrizioni dei presidi sanitari e di distanziamento sociale che in questo caso, vista la pandemia in atto, devono assolutamente essere rispettati".
Nel caso di rave party, secondo lei, come dovrebbero agire le Forze dell'Ordine?
Dambruoso: “Si tratta di provvedimenti che riguardano i responsabili degli enti locali. I rave party possono essere consentiti, ma nel rispetto delle leggi che appartengono a tutti i partecipanti a eventi di gruppo. In un periodo in cui la salute deve essere sempre tutelata, le modalità di partecipazione non può discostarsi dalle regole analoghe di altri grandi eventi, come per esempio le partite di calcio nel week-end”.
Pianese: “Quello dei rave party è un fenomeno che riguarda tutta Europa e non solo l'Italia. L'unica differenza è che nel nostro Paese non vi sono normative dedicate a contrastare queste iniziative. Si potrebbe però utilizzare l'articolo 18 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, quello che consente alle Forze di Polizia di sciogliere manifestazioni e riunioni laddove sia messa a rischio la tenuta dell'ordine pubblico o per motivi di sanità e quindi, di fatto, impedendo che queste riunioni abbiano luogo. Anche perché, in queste vere e proprie enclave, c'è un evidente vulnus legislativo: in queste zone, quasi extraterritoriali, regna un uso e un abuso di droghe e alcool. Oltre all'art. 18, tuttavia, bisognerebbe introdurre una normativa amministrativa che consenta alle Forze dell'Ordine di sequestrare gli strumenti acustici, gli impianti di diffusione e ogni altro strumento che viene usato nel corso di questi rave, nonché predisporre sanzioni amministrative importanti nei confronti degli organizzatori. Solo così sarebbe possibile disincentivare queste iniziative”.
Come si può contrastare il fenomeno atavico delle occupazioni abusive?
Dambruoso: “Molte volte il diritto alla libertà di manifestazione coincide con l'occupazione di un sito in segno di protesta. In questo caso la proprietà privata subisce una compressione che molti giuristi non ritengono compatibile con i bilanciamenti che la Costituzione prevede in questi casi. In situazioni come queste serve un lavoro di dialogo quotidiano delle forze dell'ordine con i leader locali di questi gruppi occupanti. La negoziazione è lo strumento democratico migliore. Se, invece, si parla di occupazioni di immobili privati, allora la tutela del diritto di proprietà deve essere immediatamente riconosciuta e non può essere subordinata a un equipollente interesse egoistico e privatistico di altri soggetti. In quel caso ci devono essere sgomberi immediati”.
Pianese: “Il fenomeno delle occupazioni abusive delle abitazioni, ma anche delle strutture industriali o imprenditoriali, può essere fronteggiato solo con l'attuazione di quelle che possiamo considerare norme di buonsenso. Lo sgombero di un locale, di un edificio o di una abitazione privata, può e deve essere predisposto dall'Autorità Giudiziaria, su indicazione delle Forze di Polizia, nel giro di poche ore. Tuttavia, se i tribunali sono oberati da un infinito carico di lavoro, non possono ottemperare a quelle che sono attività che invece dovrebbero avere la priorità su altre. L'occupazione abusiva di un'abitazione - come è recentemente accaduto alla persona anziana che, tornata a casa da una visita dal medico, l'ha trovata occupata da una famiglia rom - dovrebbe prevedere un immediato decreto di sgombero dal parte dell'Autorità Giudiziaria. Ecco perché, senza un segnale forte e deciso, corriamo il rischio seppur indirettamente di incentivare chi pensa di poter superare il diritto alla proprietà personale e dell'inviolabilità del proprio domicilio facendosi beffa dei diritti altrui”.
Crede che ci troveremo presto a dover affrontare una nuova emergenza migranti?
Dambruoso: “Noi dal 2014 viviamo un'emergenza della gestione dell'immigrazione africana. Ora si aggiunge anche l'immigrazione dall'Est e tali numeri renderanno sempre più problematica la gestione del fenomeno".
Pianese: “Fa sorridere parlare ancora di 'emergenza' riferendosi ai flussi migratori nel nostro Paese, dal momento che il problema immigrazione, in Italia e in Europa, va avanti da oltre vent'anni. Abbiamo la certezza, dunque, che nei prossimi mesi i flussi migratori, in modo particolare dall'Africa, andranno avanti senza interruzione. Continuare ad inquadrare quello migratorio come un fenomeno sporadico e quindi emergenziale è totalmente sbagliato: per far fronte a questa situazione è necessario porre in essere una politica comune europea, convergendo sul tema dei finanziamenti per i Paesi maggiormente esposti, gettando le basi per impedire che il traffico di esseri umani da parte di trafficanti senza scrupoli continui a essere perpetrato e lavorando al fine di ottenere un'equa distribuzione e un ricollocamento, anche professionale, per un'integrazione reale nella società e nel mondo del lavoro di queste persone”.
In Francia riaffiora il pericolo del terrorismo islamico. Ci sono dei segnali preoccupanti anche in Italia?
Dambruoso: “Viviamo ancora in un periodo post-Isis, il califfato caduto formalmente nel 2018. Oggi non è prospettabile un innalzamento del rischio legato a quel tipo di pericolo perché gli attentati che sono avvenuti in Europa sono opera di lupi solitari che accompagnano le loro esperienze terroristiche a disagi mentali. È, dunque, più difficile distinguere la causa che li porta a commettere certi crimini. Oggi non esiste il rischio legato a un'organizzazione come l'Isis, ma abbiamo una costante attività di monitoraggio di singoli soggetti che potrebbero passare all'azione. Sono un pericolo per i singoli cittadini, ma non per la tenuta delle Istituzioni”.
Pianese: “In Italia l'allerta terrorismo è sempre stata molto alta.
Al momento, nonostante non vi siano segnali di recrudescenza, resta comunque alta l'attenzione in seno alla prevenzione e al controllo dei fenomeni precursori di alcuni episodi terroristici. La nostra intelligence e le nostre Forze di Polizia sono sempre pronti a mettere in campo miglior dispositivo di sicurezza possibile atto a contrastare i possibili fenomeni”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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