Non c'è luogo migliore per osservare il tramonto dell'Occidente che la Francia contemporanea. Tra secolarizzazione, multiculturalismo, relativismo e nichilismo, la nazione un tempo definita «figlia primogenita della Chiesa» è oggi in preda a una deriva valoriale che rischia di cancellare del tutto ciò che rimane dell'identità francese. Due fatti avvenuti negli ultimi giorni testimoniano ciò che sta accadendo oltralpe, uno di grande impatto e un altro, sebbene meno grande, altrettanto significativo. Il primo è la presentazione del manifesto ufficiale delle Olimpiadi di Parigi 2024 da cui è scomparsa la croce che sormonta la cupola degli Invalides.
Nel manifesto realizzato dall'artista Ugo Gattoni sono stati inseriti tutti i principali monumenti di Parigi, dalla Torre Eiffel all'Arco di Trionfo ma mancano solo due simboli: la croce e la bandiera francese. Si tratta a tutti gli effetti di una forma di cancel culture in nome di un laicismo spinto che porta, nel paese di Georges Bernanos e Jacques Maritain, a cancellare la propria storia.
Se a onor del vero dovrebbe esserci un precedente che riguarda l'incisore Stefano della Bella che nella sua veduta prospettica di ponte Nuovo a Parigi nel XVII secolo non raffigurò le croci su richiesta del Re, erano altri tempi e soprattutto diverse motivazioni. Oggi, in una Francia in cui le chiese vengono vandalizzate e i sacerdoti sgozzati, essere cattolici è sempre più difficile.
Così, visto che «le Olimpiadi sono di tutti», scatta una (non richiesta) autocensura nel timore che qualcuno possa sentirsi offeso nel vedere una croce e, mentre i francesi cancellano la propria identità, nelle banlieues di Parigi crescono seconde generazioni di immigrati sempre più radicalizzati e pronti a dare il colpo di grazia a ciò che rimane delle radici cristiane dell'Europa.
Nonostante la presentazione del manifesto abbia generato veementi proteste da parte della destra francese, si preannunciano le Olimpiadi più politicamente corrette di sempre.
L'altro fatto che desta scalpore in questi giorni è l'inserimento del «diritto d'aborto» nella Costituzione francese attraverso la modifica dell'articolo 34 a cui è stata aggiunta la frase: «La legge determina le condizioni in cui si esercita la libertà garantita alla donna di far ricorso ad un'interruzione volontaria della gravidanza». La Francia è così diventata la prima nazione al mondo ad aver inserito l'aborto in Costituzione, eppure ciò che servirebbe in tempo di inverno demografico per l'Europa è riconoscere il «diritto alla vita» nelle nostre costituzioni. Non stupisce in verità che sia stata per prima la Francia a compiere questo passo in nome di un'erronea concezione del concetto di libertà che deriva dalla rivoluzione francese che ha slegato la libertà dall'etica.
Ciò si verifica poiché il cristianesimo, inteso non solo da un punto di vista religioso ma anche per il suo portato etico e valoriale, è stato progressivamente espulso dalla vita pubblica francese. Andando avanti di questo passo non ci sarà nemmeno bisogno di input esterni legati all'immigrazione, l'autodistruzione della Francia e dell'Occidente è già a buon punto.
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