Il governo che fa finta di tagliare le tasse deve fronteggiare un grosso problema, la spesa per la sanità e i bilanci delle Regioni. Le dimissioni di Sergio Chiamparino da presidente della Conferenza delle Regioni sono solo la punta dell'iceberg. Chiamparino ha snocciolato i dati: l’aumento del Fondo sanitario rispetto allo scorso anno è pari a 1 miliardo ("ma erano 3 in più quelli previsti dall’accordo di luglio in Conferenza Stato Regioni"), "e tuttavia l’aumento è tale se non include i Lea (Livelli essenziali di assistenza), che costano 800 milioni; il Fondo può diventare invece incapiente se i contratti dei medici (pari a 400 milioni) e i farmaci innovativi e per combattere l’epatite C (complessivamente 1 miliardo le due voci) sono a carico del Servizio sanitario nazionale".
Ora si apprende che le Regioni con problemi di bilancio potranno aumentare le tasse. A preannunciarlo è il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti, che a "La telefonata di Belpietro" dice che il blocco all’aumento delle tasse locali varrà per tutti, "fatta eccezione per situazioni straordinarie legate all’addizionale regionale per le Regioni in eventuali disavanzi sanitari". Tradotto dal politichese, chi non se la passa bene potrà alzare le tasse.
L’aumento è qualcosa che "non deve succedere", precisa il sottosegretario rispondendo alle domande di Belpietro sul rischio di un rincaro effettivo nelle Regioni che più soffriranno della revisione delle risorse destinate alla sanità, "ma questo è uno spazio che deve essere lasciato aperto - ha spiegato ancora - ove ci siano problemi di gestione della sanità. "Tutte le altre imposte - ha puntualizzato Zanetti - sono bloccate".
Le Regioni che potranno aumentare le tasse
Sono otto le Regioni in "Piano di rientro" dal disavanzo della spesa sanitaria e per le quali presidenti e giunte potrebbero anche valutare, come indicato oggi dal coordinatore degli assessori al Bilancio Massimo Garavaglia, un aumento dei ticket, oltre a quello delle addizionali Irpef e Ires previsto "in automatico" dalla legge proprio nei casi di disavanzo sanitario. Ad oggi, le Regioni in Piano di Rientro sono: Lazio, Abruzzo, Campania, Molise, Sicilia, Calabria, Piemonte, Puglia. Le Regioni per cui, attualmente, è anche previsto un commissario ad acta per la prosecuzione del Piano di Rientro sono invece Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio e Molise
Intanto il direttore Ufficio studi Confcommercio, Mariano Bella, osserva che c'è "la possibilità concreta" per i Comuni di "aumentare l’Imu su seconde case e immobili strumentali (uffici, negozi, alberghi), per un rialzo complessivo delle imposte di 1,5 miliardi".
La polemica politica
"Per ammissione del governo - sottolinea Stefano Fassina - gli ulteriori tagli di risorse al Sistema sanitario nazionale porteranno all’aumento di tasse e di ticket. Piano piano, i dati di realtà vengono a galla, nonostante la propaganda di palazzo Chigi e nonostante a una settimana dall’approvazione in Cdm il testo del dd Stabilità non sia stato ancora presentato in Parlamento. In sintesi, le prestazioni sanitarie fondamentali stanno diventando privilegio di censo, come documentato di recente da Censis e Istat. Per evitare il peggioramento della situazione, la dotazione del fondo sanitario nazionale, peraltro già tagliata dalla scorsa Legge di Stabilità, va ripristinata".
"Lasciare la Tasi-Imu su castelli e ville non cambia la grave iniquità dell’intervento sulla prima casa - sottolinea Fassina - il top-10% dei contribuenti Tasi versa il 37% del gettito totale. Eliminare la Tasi al 90% delle famiglie consente di recuperare le risorse per reintegrare il Fondo Sanitario. Il Pd non ha il mandato elettorale per continuare a approvare interventi così iniqui sul piano sociale e recessivi sul piano macroeconomico".
"Questa legge di Stabilità non porterà quell’espansione che il Governo promette al Paese - puntualizza il governatore della Liguria e vicepresidente della Conferenza delle Regioni Giovanni Toti -. Non c’è una reale riduzione delle tasse, ma semmai c’è uno spostamento di poste di bilancio. Non c’è una reale spending review - ha detto Toti - al netto di quella imposta agli enti locali ed è tutta fatta in deficit. Ci sono, dal punto di vista normativo, degli elementi positivi, come le modalità di scrittura della gestione dei bilanci e la parte relativa ai cofinanziamenti europei.
Quando vedremo il testo - ha proseguito però il governatore - quello che appare un miliardo in più in sanità sarà una riduzione di poste e la capacità di investimenti delle Regioni e la discrezionalità nelle politiche ne viene così compromessa".
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