Il manuale per sabotare il trasferimento in Albania

Giuristi di sinistra consigliano gli escamotage con lo scopo di impedire le misure contro i clandestini

Il centro migranti italiani nel porto di Shengjin, in Albania
Il centro migranti italiani nel porto di Shengjin, in Albania
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Continua la crociata contro il modello Albania da parte dei giudici e dei legali amici della sinistra. I «compagni» sono pronti a boicottare ancora i nuovi spostamenti in Albania con delle linee guida appositamente scritte e suggerite ai professionisti del settore, per evitare i trattenimenti.

Dopo il primo trasferimento - la settimana scorsa - nei nuovi centri albanesi, i migranti sono stati infatti riportati in Italia grazie al Tribunale di Roma, sezione immigrazione, che si è appellato alla lista dei «paesi sicuri» redatta dall'Italia. Insomma, quel decreto stilato dal Ministero degli Esteri si configurava come «norma secondaria» e quindi calpestabile dalle interpretazioni.

Il Consiglio dei Ministri non ha perso tempo e si è mosso subito per una risoluzione: la lista dei paesi sicuri di provenienza dei migranti è infatti oggi un vero e proprio decreto legge, una norma primaria.

Ma sembrerebbe non bastare: Asgi, l'associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione, da sempre coacervo dei militanti di sinistra, ha stilato infatti un nuovo vademecum per indirizzare su come muoversi per riportare i migranti in Italia. «Eccezioni possibili da sollevare in procedura di frontiera»: si chiama così il documento di cui Il Giornale è in possesso e che presenta dei punti, addirittura segnati in rosso, con la dicitura «solo per Albania».

«Il giudice ha dunque l'obbligo di disapplicare la norma italiana, anche in caso di norma primaria», si legge. Come? «I richiedenti devono invocare i motivi che consentono di assumere che nella sua situazione particolare il proprio paese non è sicuro». Insomma, a prescindere dalla provenienza, per il migrante basterebbe «raccontare i suoi motivi per escludere il trattenimento». L'associazione spiega poi come lo spostamento in altri paesi, come l'Albania «deve avvenire solo per casi eccezionali e cioè quando all'atto pratico sia impossibile applicarla a causa di arrivi in cui è coinvolto un gran numero di cittadini di paesi terzi che presentano domanda di protezione internazionale». Da qui gli amici della sinistra deducono, con estrema facilità, che «non c'è un motivo valido per lo spostamento in Albania: le procedure accelerate possono essere svolte in Italia con lo stesso effetto». Ma nella guida pratica pro migranti c'è di più: chi arriva deve infatti essere in possesso di un «certificato di idoneità al trattamento da parte dell'Asl». Non basterebbe più la visita dei medici durante le procedure di frontiera, come è sempre avvenuto da parte delle amiche Ong. Adesso «devono essere valutate anche le malattie psichiatriche». Ne conviene, quindi, che per ogni migrante servirebbe una perizia psichiatrica senza la quale il trasporto in Albania sarebbe illegittimo.

Anche i tempi di convalida non vanno bene per gli avvocati di Asgi. Se i 4 giorni sono già trascorsi, 48+48 come vengono indicati nel documento, nel caso del «periodo successivo al trasbordo nella nave che conduce la persona in Albania» viene considerata la procedura illegittima in quanto «privazione della libertà personale».

E gli avvocati difensori dei migranti? Ecco l'altro escamotage che riguarda il sacrosanto diritto alla difesa. Asgi sostiene che con il protocollo targato Meloni-Rama il richiedente asilo sarebbe impossibilitato a incontrare il proprio difensore, essendo in un altro stato. «Al difensore con il gratuito patrocinio non sono coperte le spese di viaggio per incontrare le persone» sostengono i paladini dell'accoglienza.

In realtà nei centri albanesi è ovviamente previsto il diritto alla difesa dei migranti che avviene tramite le commissioni territoriali, italiane, presenti sul posto. «Il diritto di difesa è dato a un soggetto privato e cioè il direttore del centro - albanese ndr - che può incidere in modo importante sul concreto esercizio del diritto».

Insomma, i legali italiani presenti in Albania non vanno bene perché secondo Asgi risulterebbero imparziali nei giudizi. Verrebbe da chiedersi il perché, forse non sono i soliti amici del Tribunale dei migranti di Roma appartenenti alla casta della magistratura politicizzata?

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