Preallerte, prevenzione e interventi anti allagamento stavolta hanno salvato l'Italia dai danni del maltempo. Che ne ha provocati ma che in qualche modo è stato domato. Il Mose di Venezia ha tenuto. Altrimenti almeno il 70% della città sarebbe andato sott'acqua. Non si erano mai verificati dieci giorni di fila di marea eccezionale come quelli appena trascorsi, ma questa volta l'acqua alta è rimasta fuori dalle bocche di porto. Sollevata dieci volte dall'inizio della stagione autunnale, per un costo di due milioni di euro, la barriera, entrata in funzione il 3 ottobre 2020, ha fatto risparmiare milioni di danni, evitato disagi ai negozianti e permesso di continuare a lavorare. Resta l'allerta rossa in Veneto. La situazione sembra in miglioramento anche nel parmense e nel piacentino, duramente colpiti e in allerta rossa fino a lunedì. Dopo le frane e il crollo del ponte a Fornovo, per garantire il deflusso della piena in sicurezza è stata fondamentale la cassa di espansione del torrente Parma che ha invasato 8 milioni di metri cubi d'acqua. Ieri mattina erano ancora presenti 6 milioni di metri cubi quando è iniziato il rilascio che ha portato allo svuotamento.
«Per fronteggiare queste giornate sono state essenziali le fasi di allertamento - spiega la vicepresidente della Regione Emilia Romagna con delega alla Protezione civile, Irene Priolo - gli investimenti in tema di sicurezza del territorio già attuati e il bagaglio di conoscenze accumulato dopo gli eventi importanti del 2014 e del 2015. Due elementi che hanno permesso di gestire al meglio l'emergenza».
Forte maltempo anche in Toscana, dove il vento di libeccio ha raggiunto i 100 km all'ora in Versilia. Chiuso il lungomare di Marina di Pisa, invaso da acqua e detriti per la forte mareggiata che ha spinto migliaia di sassi sulla carreggiata come già era avvenuto venerdì scorso. Esondato il lago di Como, a Bologna ferite due persone per il crollo di un albero. I temporali non sono finiti e proseguiranno nei prossimi giorni colpendo anche il Sud. Ma in generale un po' la lezione l'abbiamo imparata e - per quanato possibile - abbiamo gestito l'emergenza. A sostenerlo sono anche i geologi. «Le alluvioni avvenute nel nord Italia - spiega il presidente dell'Ordine dei Geologi delle Marche, Piero Farabollini - sono un monito per tutto il Paese, e in particolare a chi il Paese lo amministra: la prevenzione del rischio idrogeologico e sismico dev'essere una delle massime priorità e gli strumenti che la garantiscono devono essere integrati a pieno titolo nella pianificazione territoriale».
Tuttavia, sostengono gli esperti, «non vogliamo cadere nell'errore di pronunciare parole vuote. Cosa intendiamo esattamente con prevenzione? Facciamo due esempi: microzonazione sismica e cartografia geologica Carg.
La prima serve per indicare le aree che potrebbero avere una maggiore amplificazione del segnale sismico e quindi degne di indagini sito-specifiche per evitare danni e morti al momento dell'evento. La cartografia Carg mostra le principali caratteristiche geomorfologiche di un territorio, base di ogni piano regolatore».
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