La cosa più triste non è che Maria Zaitseva sia morta, combattendo per la libertà dell'Ucraina, il giorno dopo il suo ventiquattresimo compleanno. No. La cosa più triste è che questa giovanissima donna bielorussa, come tanti altri eroi di una guerra che dalle nostre parti continuiamo a faticare a sentire come nostra, sarà presto dimenticata ammesso che il suo nome sia prima riuscito a fare breccia anche brevemente nei nostri cuori affollati da «ben altre» preoccupazioni.
In Bielorussia Paese ormai tragicamente ridotto allo stato di protettorato russo, lo stesso che Vladimir Putin vorrebbe imporre all'Ucraina se gli riuscisse di sconfiggerla Maria Zaitseva se la ricordano bene. Nell'estate del 2020, quando centinaia di migliaia di persone protestarono disperatamente nelle piazze della capitale Minsk e di altre città contro i grossolani brogli che avevano permesso al dittatore Aleksandar Lukashenko di proclamarsi vincitore delle elezioni presidenziali del 9 agosto, la foto di Maria col volto coperto di sangue aveva fatto il giro del mondo. Gravemente ferita da una granata stordente lanciata dalla polizia, era stata curata e più volte operata in Cechia, rimanendo comunque sorda da un orecchio.
Svetlana Tsikhanouskaya, la vera vincitrice di quelle presidenziali bielorusse e oggi leader del governo in esilio, definì Maria Zaitseva «icona della nostra rivoluzione». Perfettamente consapevole che il destino del suo Paese e quello dell'Ucraina di fronte all'imperialismo russo era comune, dopo l'invasione russa del febbraio 2022 fece la scelta di arruolarsi da volontaria nella legione straniera che combatte al fianco di Kiev. Una scelta due volte disperata e coraggiosa: non solo perché avrebbe messo in gravissimo pericolo la sua vita, ma anche perché in Bielorussia chi si arruola con l'armata ucraina viene condannato a lunghe pene detentive in condizioni durissime ed espone i suoi familiari a persecuzioni di ogni genere.
Nonostante questo, fin dal 2014 quando la Russia occupò illegalmente la Crimea ucraina centinaia di bielorussi hanno scelto di combattere contro Mosca in Ucraina, e secondo dati di Radio Free Europe/radio Liberty più di 60 di loro sono caduti in battaglia.
Venerdì scorso, il destino di Maria Zaitseva si è compiuto in questo modo tragico.
Si dice sempre di chi cade combattendo che la sua sorte deve servire da esempio. Magari succedesse in Italia: sarebbe bello che almeno scuotesse le coscienze di quanti si ostinano a non capire che la pace senza libertà è una terribile beffa che non vale nulla.
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