Marmolada, il ghiacciaio verso l'estinzione: "Tra quindici anni potrebbe non esistere più"

L'università di Padova: in 70 anni perso l'85%. "Lo scioglimento accelera"

Marmolada, il ghiacciaio verso l'estinzione: "Tra quindici anni potrebbe non esistere più"
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Ogni giorno una tappa, ogni giorno un nuovo verdetto. La Carovana dei Ghiacci di Legambiente ha lanciato da metà agosto un censimento in sei sezioni, in collaborazione con il Comitato glaciologico italiano, sui 10 principali ghiacciai italiani: il periplo si concluderà fra qualche giorno sul Montasio in Friuli Venezia Giulia, ma fin dai primi rilievi il ghiaccio è bollente su tutte le Alpi italiane.

Nei giorni scorsi è toccato a ciò che resta del bianco della Marmolada. Un tempo lassù si sciava anche d'estate, oggi arrivare a punta Penia può essere un periplo fra impianti dismessi adagiati su un velo di neve. Il paesaggio è, se possibile, ancora più struggente, ma la montagna non sta bene: «Fra il 1905 e il 2010 questo ghiacciaio ha perso più dell'85% del suo volume e lo spessore è passato da 50 a pochi metri - dicono gli esperti dell'Università di Padova -. Fino al 2000 potevamo stimare l'esaurimento del bacino glaciale in un secolo, ora temiamo bastino 20-30 anni. Forse anche 15». Valanghe, crolli e colate detritiche rapide: ecco i segni del tempo, ma anche dell'uomo. Aggiungi il walzer delle temperature e dei fenomeni atmosferici anche estremi ed il dado è purtroppo tratto. Dal Veneto al Trentino, pochi giorni fa era toccato al ghiacciaio del Mandrone e delle Lobbie finire in prima pagina: sull'Adamello la bocca del ghiacciaio è collassata con un arretramento che sfiora i 2 km.

Alcuni fra i più grandi ghiacciai italiani hanno perso, in poco più di 40 anni, fino al 42%. Prendi la Lombardia e due dei suoi simboli, i valtellinesi Forni e Fellaria: il loro ritiro ha creato laghetti con piccoli iceberg in ammollo o suggestive cavità. Eppure, un tempo la neve ricopriva tutto e consolidava, con il permafrost, la stabilità dei monti. Oggi senza più collante, la montagna si sfalda. La Val d'Aosta con il ghiacciaio di Planpincieux che, a settimane e piogge alterne, minaccia di scaraventare i suoi pinnacoli di ghiaccio su una strada sopra Courmayeur ne è la prova. Qui il ghiacciaio muore da dentro: l'acqua di fusione sfalda il ghiaccio in profondità disgregando la mole dell'intera lingua glaciale. «L'obiettivo di questi rilievi spiega Giorgio Zampetti direttore generale di Legambiente è indurre a scelte innovative di mitigazione per il turismo invernale».

Anni fa, proprio ai piedi del Monte Bianco, esisteva un angolo patagonico di Belpaese: era il lago Miage dove si tuffavano enormi blocchi di ghiaccio come in un perito Moreno nostrano. Un artista compose anche una musica ispirata all'ambiente. La partitura è ancora li, incorniciata sulle rive di quello specchio d'acqua che somiglia ad un'enorme lacrima dove la musica è davvero cambiata.

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