Martina, delitto studiato. La fuga dal ristorante. "Non l'abbiamo cacciata"

Notte in cella per il killer, l'omicidio pianificato. I gestori del locale si difendono dalle accuse

Martina, delitto studiato. La fuga dal ristorante. "Non l'abbiamo cacciata"

Non ha niente da perdere. Soprattutto non vuole spiegare perché ha ucciso Martina Scialdone. Prima notte in cella per Costantino Bonaiuti, l'ingegnere 61enne, sindacalista Enav, che venerdì sera ha ammazzato l'avvocatessa romana. In attesa dell'interrogatorio di garanzia davanti al gip, previsto oggi, il pm del pool antiviolenza della Procura cerca di capire cosa ha spinto l'indagato a sparare 4 colpi a bruciapelo contro la poveretta. Fatale il proiettile che l'ha colpita al torace e che l'ha uccisa quasi all'istante.

Esperto tiratore, assiduo frequentatore del poligono di Tor di Quinto, Bonaiuti aveva 4 pistole regolarmente dichiarate per uso sportivo. Una falla non da poco nella normativa: senza porto d'armi le semiautomatiche possono essere acquistate (e registrate) ma devono restare in casa, smontate, fino a quando si va al poligono secondo un tragitto stabilito dalla questura. Niente e nessuno può impedire che il proprietario delle armi faccia altrimenti. Com'è stato quando il killer si è presentato all'appuntamento con Martina, due sere fa, al ristorante Brado di via Amelia, all'Appio Tuscolano. Un incontro «fra la gente» fortemente voluto dalla donna, che di Costantino aveva paura.

Separato in casa, due tragedie familiari alle spalle, un brutto male che lo sta consumando. Gli elementi per pianificare l'assassinio ci sono tutti e Bonaiuti aspetta solo il momento giusto. Una storia finita da tempo per la penalista ma che l'uomo, più grande di 27 anni, non vuole accettare. Secondo una ricostruzione della squadra mobile i due, arrivati nel locale dopo le 21, iniziano a discutere a metà cena. Toni aspri, spesso ad alto volume tanto che in più occasioni i camerieri chiedono di abbassare la voce. Gli altri clienti si girano a guardarli, qualcuno si lamenta. Nessuno si aspetta la tragedia. A un certo punto l'uomo si alza, paga ed esce. Martina è terrorizzata ma nessuno se ne accorge. Si chiude in bagno, chiama il fratello: «Vieni, ho paura» gli dice. Anche da lì viene «invitata» a uscire. Costantino pretende di essere accompagnato fino alla sua auto, Martina fa una decina di metri. Il killer estrae la semiautomatica dalla giacca e spara. La poveretta barcolla, fa ancora qualche passo e crolla a terra, come raccontano gli altri clienti. «Siamo accorsi fuori appena sentiti gli spari». Partono le prime chiamate al 112. No. Per i gestori del locale le cose non sarebbero andate così. «In merito alle informazioni false e diffamatorie che stanno girando sul web - scrivono dal profilo Fb del Brado - ci teniamo a sottolineare che non fanno altro che aggiungere dolore a questa triste storia e che sono frutto di una ricostruzione dei fatti rilasciata da chi non era presente. Ci siamo resi totalmente disponibili a collaborare con le forze dell'ordine che stanno svolgendo le indagini. Ringraziamo i nostri clienti che hanno collaborato per calmare la situazione e che hanno potuto appurare che abbiamo fatto tutto il possibile allertando le autorità sin dal primo momento». Non è chiaro quando è partita la prima chiamata al 112, se durante la lite al tavolo o dopo gli spari. Secondo i gestori, inoltre, nessuno sarebbe stato cacciato dal ristorante.

Di fatto Martina è stata lasciata sola tanto che gli inquirenti stanno valutando l'eventualità di emettere un provvedimento di chiusura. Una penalista molto apprezzata la Scialdone, che si occupava proprio di diritto di famiglia, di donne vittime di violenze e maltrattamenti.

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