I fronti di guerra aperti in Ucraina e in Medio Oriente hanno ripercussioni dirette anche in Europa e, di conseguenza, in Italia. Lo ha spiegato il titolare del Viminale, Matteo Piantedosi, nel discorso di apertura lavori del G7 dell'Interno a Mirabella Eclano: «Stanno contribuendo a generare una polarizzazione all'interno delle nostre società, incrementando il rischio che alcuni soggetti aderiscano ad ideologie violente ed estremistiche arrivando a commettere atti terroristici nei nostri territori».
È soprattutto il conflitto in Medio Oriente a generare questo tipo di preoccupazioni, motivo per il quale, in occasione della manifestazione non autorizzata di domani a Roma, l'attenzione è massima. Lanciata come iniziativa per celebrare l'operazione «Diluvio Al-Aqsa» di Hamas in Israele il 7 ottobre 2023, che i promotori considerano «resistenza» ma non è stato altro che un pogrom, la manifestazione richiamerà a Roma migliaia di persone pronte a sfidare il governo e quello che definiscono «diktat politico» dietro la decisione di non autorizzarla.
Sono stati disposti controlli ai caselli autostradali in ingresso a Roma e nelle stazioni della Capitale per scongiurare il rischio di infiltrati violenti, che potrebbero accendere le già roventi braci. Oggi si terrà in Questura a Roma un tavolo tecnico per disporre le misure di sicurezza per domani, che saranno in vigore per tutta la giornata. Stando alle prime indicazioni, un cordone più poderoso verrà realizzato in piazzale Ostiense, dove è previsto il raduno dei manifestanti chiamati a raccolta dall'associazione dei Giovani Palestinesi. Da zona Piramide, il gruppo vorrà poi spostarsi in corteo, nonostante sussista il divieto in ragione della non autorizzazione alla manifestazione.
Ma non tutte le organizzazioni palestinesi hanno risposto alla chiamata, anzi. In testa a chi non ci sarà c'è proprio la Comunità palestinese di Roma e del Lazio, guidata da Yousef Salman: «Non saremo in piazza questo sabato ma quello dopo, il 12». Stesso luogo e stessa ora della manifestazione indetta dai Giovani Palestinesi ma una settimana dopo: «Non saremo in piazza questo sabato perché non è autorizzata». Nemmeno l'Associazione palestinesi d'Italia sarà presente a Roma domani. E, scorrendo la lista delle organizzazioni che hanno dato la loro adesione alla manifestazione, ci si rende conto che quelle arabe e palestinesi che sfileranno con i Giovani Palestinesi saranno una minoranza, appena otto su un totale di oltre cento.
Quasi tutte le altre sono sigle che richiamano agli ambienti dell'estrema sinistra, degli antagonisti e degli anarchici, che si incontreranno a Roma provenendo da tutta Italia. Da giorni sono in corso raccolte fondi per pagare gli spostamenti con gli autobus per i gruppi che convergono dal nord e dal sud Italia. Tra queste sigle ci sono, per esempio, il Fronte Comunista e il Fronte della Gioventù Comunista. Il Movimento No Tav, Osa, Cambiare Rotta e il Partito dei Carc. E poi il Partito Comunista dei Lavoratori, il Partito Marxista-Leninista Italiano, Iskra, Ex Opg e Collettivo Zam. Non mancheranno le veterofemministe di Non una di meno e Ultima Generazione, insieme al Movimento per la Lega Marxista-Rivoluzionaria, ai Proletari Comunisti e al Csa Vittoria.
Dietro lo scudo della manifestazione pro-Palestina è evidente che ci siano organizzazioni che usano la causa per sfidare il
governo e il divieto di manifestazione. Ci saranno le bandiere palestinesi sabato in piazza e gli slogan, spesso antisemiti. Ma ci saranno anche le bandiere politiche, dalle quali molte sigle di palestinesi si dissociano.
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