Maso, killer col reddito di cittadinanza

La rivelazione del settimanale "Oggi". L'ex avvocato: "Tutto consentito dalla legge"

Maso, killer col reddito di cittadinanza

Lo prendono ex terroristi rossi, capiclan della 'ndrangheta, probabilmente anche qualche superstite di Tangentopoli. Così anche Pietro Maso si è detto: e perché io no? Così anche l'ex ragazzino viziato di Montecchia di Crosara, quello che nell'aprile 1991 divenne famoso in tutta Italia massacrando i genitori a sprangate e andando poi in discoteca con gli amici, ha chiesto il reddito di cittadinanza. É suo diritto. E lo ha ottenuto.
Altri delitti familiari hanno riempito le cronache dopo l'impresa di Maso, alcuni dei quali anche più orrendi. Ma a lui è rimasta la primogenitura del genere, unita ai tanti clichè sul contesto di benessere un po' stolido in cui la decisione di liberarsi di padre e madre era maturata. La conseguenza è che tutt'ora, a quasi trent'anni dalla sua impresa, ogni notizia su Maso finisca in prima pagina. É stato così quando ha avuto i primi permessi, quando si è fidanzato, quando ha iniziato a lavorare fuori dal carcere: nel gennaio 2008 il suo primo giorno in fabbrica, all'esterno del penitenziario di Opera, fu seguito da un codazzo di telecamere degno di un royal wedding. La legge inesorabile dei mass media se ne infischia se ormai Maso è un uomo quasi di mezza età, molto lontano dalla belva spensierata armata di cric. Il suo conto con la giustizia lo ha pagato, quello con la ribalta non lo salderà mai.
Così, inevitabilmente, accade anche ieri, quando Oggi rivela la notizia. Pietro Maso, che oggi vive a Terni, compare nell'elenco che il settimanale ha ottenuto dei percettori di reddito. Guadagnando meno della soglia prevista dalla legge (euro annui 9.360), ha potuto fare domanda. E il suo inserimento nella lista significa che almeno fino alla fine dell'anno scorso ha percepito l'assegno.
Il suo legale storico, Marco De Giorgio, spiega di non avere più contatti con lui da qualche tempo, ma non appare stupito dalla concessione del reddito. Che Maso non navighi nel benessere è noto da tempo, e anche i suoi rapporti con le sorelle ne hanno risentito: qualche anno fa mandò un messaggio minaccioso a un amico da cui voleva del denaro in prestito, ma per errore l'sms arrivò a una delle sorelle che si spaventò molto e lo denunciò. Ci volle del bello e del buono per chiarire l'equivoco.
La legge non prevede che chi ha commesso un omicidio non possa accedere al reddito di cittadinanza, gli unici esclusi sono terroristi e condannati per mafia: ma anche queste esclusioni sono limitate a reati commessi negli ultimi dieci anni. Dal delitto di Maso, di anni ne sono passati quattro volte tanto. «L'unico impedimento che posso immaginare - dice De Giorgio - è il pieno godimento dei diritti civili, e Maso è stato interdetto in perpetuo dai pubblici uffici». Ma anche questo ostacolo, evidentemente, è stato in qualche modo superato.
Così anche al cattivo per antonomasia lo Stato sta dando una mano ad andare avanti. D'altronde, spiega la ex moglie, «dopo tanti momenti difficili Pietro oggi sta bene, è un uomo umile che sta cercando di vivere tranquillo. E sì, sta lavorando».

Aggiunge don Guido Todeschini, il padre spirituale che gli è stato accanto durante la detenzione e nella prima fase del reinserimento: «Posso dire solo che sta tentando di ricominciare». Lui, Maso, non apre bocca. Arrivato alla soglia dei cinquant'anni, ha capito che il passato non si cambia, ma che a stare zitti non si sbaglia mai.

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