Mattarella fa melina su Conte ma il vero problema è Savona

Il Quirinale prende altro tempo per affidare l'incarico e mette il veto su un ministro dell'Economia anti euro

Mattarella fa melina su Conte ma il vero problema è Savona

Il professore al momento è in ghiacciaia e, «a questo punto», chissà se verrà mai scongelato. Il capo dello Stato è «molto irritato». Dopo la storia del curriculum taroccato, i suoi dubbi, già forti, sulla consistenza di Giuseppe Conte aumentano e l'incarico si allontana. «Non è stata presa alcuna decisione - dicono dal Colle - il profilo del candidato è ancora al vaglio». Prima di convocarlo o silurarlo, Sergio Mattarella vuole capire se «lo scandaletto» si ammoscia o se è destinato «a lievitare». Ma la battaglia vera che il Quirinale si prepara a combattere è un'altra e riguarda il ministero dell'Economia. Paolo Savona, il prescelto da Lega e M5s per via Venti Settembre, l'uomo che considera la moneta unica «una gabbia tedesca», no, proprio non va.

Le preoccupazioni del presidente sulla tenuta del sistema Italia e sul rispetto dei trattati internazionali sono cosa nota, ripetuta e rimessa a verbale più volte anche nelle ultime settimane. Persino lunedì sera, ricevendo le due delegazioni, Mattarella ha fatto presente i «timori per i segnali di allarme sui conti pubblici e sui risparmi dei cittadini». Spread a quota 200, allarme europeo, speculazione in agguato. E oggi il Financial Times torna sull'argomento: «I nuovi padroni dell'Italia possono far tremare l'euro, innescando una fuga dal debito di Stato e dalle banche».

Insomma, a torto o a ragione, siamo sotto osservazione. Inutile lamentarsi e parlare di ingerenze indebite: è «più saggio prendere atto della realtà» e muoversi di conseguenza. E in questo quadro, si chiedono sul Colle, com'è possibile solo ipotizzare di affidare l'Economia a uno come Savona? Negli anni 90 il prof era ministro dell'Industria del governo di Carlo Azeglio Ciampi e un acceso sostenitore della Ue. Ma adesso si è trasformato in un ultrà sovranista. «Battere i pugni sul tavolo - scrive nel suo uitimo libro- non serve a niente. Bisogna preparare un piano B per uscire dall'euro, se non vogliamo fare presto la fine della Grecia».

La questione Savona verrà affrontata tra un paio di giorni, quando il premier incaricato(ma chi?) presenterà la lista dei ministri da concordare. Prima però il capo dello Stato dovrà risolvere il problema del premier. Più passano le ore, più sul curriculum di Conte si aprono grosse falle. Era già «debole» in termini di credibilità e legittimazione, ora agli occhi del Colle il profilo del giurista di Foggia sta diventando evanescente. Mattarella ne parla in mattinata pure con Roberto Fico e Alberta Casellati, convocati nello studio alla Vetrata per fare il punto della situazione. «Lo dicevo io che era meglio un premier politico», si sfoga con i due presidenti delle Camere.

Secondo il Quirinale l'operazione Jamaica è partita male, con le bozze lasciate nel suo studio prima della stesura definitiva, un programma con molte spese e incerte coperture finanziarie, un mini referendum telematico sul nulla e un capo del governo improbabile nella sua pochezza politica. Come può funzionare un esecutivo del genere sotto il prevedibile fuoco di sbarramento dell'Europa e dei mercati? Servirebbe almeno una squadra forte, all'altezza, ma per ora, per quanto circola, non sembra.

Ci mancava soltanto il curriculum gonfiato, ormai diventato materia di gossip di dimensioni internazionali, a complicare le cose. E c'è anche il sospetto che i Cinque stelle decidano adesso di sfruttare lo scivolone di Conte per riproporre Luigi Di Maio per Palazzo Chigi.

In cambio i leghisti avrebbero il ministero dell'Economia, risolvendo così il problema Savona. Matteo Salvini però non ci sta: «O Conte o salta l'intesa». E tutto torna di nuovo «in alto mare». Oggi nessun mandato. E giovedì? Forse, chissà, magari, boh.

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