Mattarella tra Papa, Pertini e Ventotene. "Resistenza attuale"

Il presidente: "Dalla lotta al fascismo è nata l'idea dell'Europa dei popoli". Poi cita Guido Rossa

Mattarella tra Papa, Pertini e Ventotene. "Resistenza attuale"
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Le bandiere, gli inni, la gente che applaude, il presidente, eccolo lì, in piedi sul palco di Genova. Una «festa di tutti», certo, un popolo unito nei valori della libertà, però le celebrazioni non bastano perché «non è possibile ignorare chi soffre ancora l'ingiustizia», come in Ucraina. E infatti, mentre i leader mondiali arrivano a Roma per i solenni funerali del Pontefice, e magari a latere parleranno di come sbloccare la trattativa, Sergio Mattarella cita proprio Bergoglio che «nella sua Fratelli tutti ci ha esortato a superare conflitti anacronistici». Dunque, ricordiamo la «Liberazione dalla dittatura fascista e dall'occupazione nazista», diamo il giusto peso ai confinati di Ventotene «che elaborarono l'idea di un'Europa unita», ma non accontentiamoci di «una democrazia a bassa intensità». Partecipiamo, votiamo, difendiamo ovunque «i diritti umani». Insomma, «è sempre tempo di Resistenza».

E così, nel giorno in cui il mondo accorre a San Pietro, tutto si tiene nel discorso di Mattarella, un filo che lega il 25 aprile, la convergenza nazionale su temi condivisi, l'antifascismo, la lezione del Papa, la Ue, l'aggressione di Mosca a Kiev, i presidenti a San Pietro, i dazi, gli scontri commerciali. Mattinata intensa per il capo dello Stato, che sembra piuttosto in forma nonostante il pacemaker installato la settimana scorsa. Prima la corona deposta all'Altare della Patria, poi la visita al cimitero di Staglieno davanti alle tombe degli antifascisti liguri, infine al teatro. Nel pomeriggio il rientro a Roma per accogliere le delegazioni straniere che assisteranno alle esequie del Pontefice.

Ottant'anni dopo, dice, la libertà dovrebbe essere un dato acquisito, anche se, come sosteneva Francesco, «ogni generazione deve fare proprie le lotte di quelle precedenti senza fermarsi». Per questo, ripete il presidente della Repubblica, «è sempre tempo di Resistenza» e dei suoi valori. Anzi, «le diverse Resistenze», precisa. «Si apriva la stagione dei diritti umani e dei popoli, per prevenire i conflitti, per affermare che la dignità delle persone non si esaurisce entro i confini dello Stato del quale sono cittadini. Non ci può essere pace soltanto per alcuni, benessere per pochi, fame e guerre per tanti».

E il lascito del Papa, secondo Mattarella, si può quindi sovrapporre al senso profondo del 25 aprile. «L'ispirazione profonda del popolo italiano dopo il fascismo era la pace come condizione normale nelle relazioni tra gli Stati, le ragioni della vita contro il culto della morte, posto come disperata consegna dalle bande repubblichine». Stesso discorso vale per la costruzione della Ue. «L'idea dell'Europa dei popoli, contro la tragedia dei nazionalismi che avevano scatenato le guerre, è oggi incarnata dalla sovranità espressa dal Parlamento di Strasburgo». Pericoli che ritornano, come vediamo, situazioni da combattere con la «cooperazione» e la difesa «delle libertà delle diverse Patrie da chi pretendeva di sottometterle». Adesso «l'uguaglianza, l'affermazione dello Stato di diritto, la solidarietà e la stessa democrazia sono divenuti beni fondanti da parte dei contraenti dell'Unione».

Ma questa democrazia, che abbiamo ottenuto al prezzo di «enormi sacrifici», va pure mantenuta. Innaffiata come una pianta. Qui la citazione è per Sandro Pertini e serve per ricordare che è proprio «l'esercizio dei diritti, la partecipazione politica, che sostanzia la nostra libertà». I cittadini sono sempre più distanti dai partiti? Non vanno più alle urne? Hanno perso fiducia? Forse, però «non possiamo arrenderci all'astensionismo».

Votate gente, conclude, anche per rispetto di chi è morto perché voi possiate farlo. Infine Guido Rossa, l'operaio ucciso dalle Brigate Rosse: «La sua testimonianza appartiene a quei valori di integrità e coraggio delle persone che, anche qui, edificarono in quegli anni a Repubblica».

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