
Dunque, la linea è questa: «commercio libero», dialogo, «cooperazione», multilateralismo, e addirittura una pace giusta per l'Ucraina nel solco «dei principi dell'Onu» e «adeguatamente garantita a livello internazionale», perché solo così si può «porre fine a una tragedia provocata dall'aggressione russa». Srotolata come un papiro giapponese, Sergio Mattarella spiega da Tokyo quella che al momento resta la posizione italiana e che si sintetizza in due punti. No ai dazi, che portano danni a tutti, no a cedimenti a Mosca. Trump? Silenzio. Dopo l'imperatore, il capo dello Stato nel suo terzo giorno di visita ufficiale incontra il premier Shigeru Ishiba a Palazzo Kantei e poi la Keidanren, la Confindustria locale. L'occasione perfetta, in mezzo alla tempesta che si è scatenata tra Usa e Ue, per lanciare un robusto messaggio dal sapore draghiano, che abbraccia sia il pragmatismo che i valori. Nessuna critica aperta alle scelte di The Donald, per carità, gli americani rimangono tra i nostri migliori amici, nemmeno un accenno. Ma il presidente indica il legame del Giappone con l'Italia e l'Ue come «esempio di dialogo e scambio proficuo tra due poli di democrazia, libertà e libero commercio». E visto che «l'alternativa è tra cooperazione e dominio», siccome sono «i mercati aperti alla collaborazione» il miglior antidoto alle guerre, «soltanto un rapporto tra uguali nella vita internazionale, basato sul diritto e sulle istituzioni, porta vantaggi diffusi». Il papiro è destinato a Washington, non certo a Palazzo Chigi. La situazione generale è fluida e cambia di continuo, ci sarà occasione nel pranzo che si svolgerà a metà marzo al Quirinale, alla vigilia del vertice europeo, per un confronto più aggiornato sui temi più sospesi, dalla difesa comune europea al direttorio franco-inglese sull'Ucraina fino ai soldati da mandare a Kiev. E i dazi.
Intanto, dice Mattarella, basta con l'idea che le politiche muscolari funzionino. «Il nostro obiettivo è un ordine mondiale fondato sulle regole, libero, aperto, inclusivo e pacifico, con norme certe applicabili a tutti i Paesi a prescindere da ogni considerazione di potenza economica o militare, unico possibile presidio per la stabilità generale». Parole un po' controvento, considerando le guerre commerciali che stanno soffiando nelle ultime settimane e che si aggiungono ai conflitti sul campo ancora aperti. Come se ne esce? Le relazioni bilaterali e con l'Europa rappresentano un ottimo modello. «L'integrazione tra i nostri mercati è sempre più stretta, grazie all'accordo di partenariato Epa siglato nel 2019 tra Tokyo e Bruxelles, che ha eliminato i dazi sulle esportazioni, tenendoci lontani da protezionismi di ritorno».
Il Giappone, una delle prime economie al mondo, «si conferma sempre più interlocutore strategico per il nostro continente». Le tante aziende italiane presenti, le «numerose opportunità da cogliere», l'appuntamento il 13 maggio a Roma per l'Italy-Japan business group. Cita i telefoni cellulari, l'intelligenza artificiale, le nuove tecnologie, ecco i campi dove sviluppare la collaborazione. «Ma ogni mutamento - avverte il capo dello Stato - va governato e orientato a fini della crescita della collettività, affinché sia per la persona e non sulla persona». Sintonia pure sulla geopolitica. «Vale per l'Europa e per l'immenso spazio dell'Indo-Pacifico.
Difendere principi come la libertà di navigazione serve a garantire orizzonti di sviluppo e pace». Dopo la Cina, ora il Giappone, poi altre visite europee e il recente incontro con l'emiro bin Zayed: se si chiudono i corridoi atlantici, è bene aprire altre rotte.
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