Non è certamente passata inosservata la frase con cui Matteo Salvini ha concluso il suo primo comunicato da ministro delle Infrastrutture. “Ci sono attualmente in area Sar libica due imbarcazioni delle Ong”, si legge. E oggi - ospite di Porta a Porta - ha aggiunto: "Torneremo a far rispettare i confini".
Il leader della Lega non è tornato al Viminale, lì dove è rimasto per poco più di un anno durante l'era del governo Conte I, ma è comunque entrato in un dicastero che potrebbe avere grande importanza nella gestione dell'immigrazione. E il mondo delle Ong teme una nuova era di scontri con il governo. Del resto, dal salotto di Bruno Vespa, il neo vicepremier parla chiaro: "Non è pensabile che le navi di tutto il mondo agiscano in tutto il mondo e poi arrivino unicamente in Italia", sottolinea, "Onori ed oneri vanno condivisi. Se c'è una nave norvegese si fa un colpo di telefono in Norvegia, se c'è una nave tedesca si fa un colpo di telefono a Berlino".
Pronta una nuova battaglia con le Ong?
Nessuno dei diretti interessati ha dimenticato la stagione della guerra tra l'allora ministro dell'Interno e le Ong. In qualità di titolare del Viminale, nelle estati del 2018 e del 2019 Matteo Salvini ha più volte negato la possibilità di accesso nei porti italiani delle navi delle Ong con migranti a bordo.
Una circostanza che ha scatenato le ire non solo del centrosinistra, ma anche di numerose associazioni e ovviamente delle stesse Ong. Di quella stagione di contrasti oggi esiste ancora traccia nel processo contro Matteo Salvini in corso a Palermo. L'ex ministro, in particolare, è accusato di sequestro di persona per non aver consentito subito lo sbarco della Open Arms, nave dell'omonima Ong spagnola, a Lampedusa.
Era l'agosto del 2019, da lì a breve il Conte I sarebbe caduto e il Movimento Cinque Stelle pochi mesi dopo, sganciato da logiche di alleanze con la Lega, ha votato per mandare a processo il segretario del carroccio.
Leggendo le carte prodotte dalla difesa di Salvini è possibile capire perché, dal nuovo scranno del ministero delle Infrastrutture, il leader della Lega può incidere sulla gestione dell'immigrazione. Gli avvocati dell'ex titolare del Viminale hanno infatti più volte ribadito che, sotto il profilo politico, gli atti di Salvini erano appoggiati dall'intero governo Conte I e, a livello puramente tecnico, erano controfirmati da altri ministri. Su tutti, l'allora ministro dei trasporti Danilo Toninelli.
Dunque, oggi il segretario leghista potrebbe dire la propria sull'eventuale chiusura dei porti alle navi Ong. E non è forse un caso che il primo incontro da ministro dei trasporti lo abbia fatto questa mattina con il comandante generale della Guardia Costiera, Nicola Carlone. È proprio in questa sede che Salvini ha parlato di immigrazione e ha poi sottolineato la presenza di due navi Ong in acque libiche. Una circostanza che potrebbe far presagire un nuovo braccio di ferro con le navi cosiddette umanitarie.
Il ritorno di Alfredo Storto al ministero
Un altro indizio che in queste ore ha richiamato la possibilità di un ritorno alla stagione del governo gialloverde, almeno in tema di immigrazione, riguarda la nomina di Aldredo Storto quale capo di gabinetto del ministero guidato da Salvini.
Per Storto, magistrato amministrativo e docente alla Luiss, si tratta di un ritorno.
È stato infatti capo dell'ufficio legislativo del ministero dei trasporti proprio nell'era di Danilo Toninelli e dunque durante il governo Conte I. Salvini ha forse voluto Storto al suo fianco proprio in virtù dell'esperienza maturata da quest'ultimo all'epoca dello scontro tra governo e Ong.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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