Il matrimonio non poteva andare meglio: bel tempo, musica, cibo a volontà. E si, certo, gli invitati con la mascherina e le seggiole distanziate durante la cerimonia non ci volevano, ma sono state sopportabili. Anche perchè la mascherina dopo poco è stata levata da tutti e la festa è stata di quelle memorabili. Con una sorpresa finale: un paio di giorni dopo agli sposi di Nicosia (Enna) è arrivata una telefonata dell'Asl che a sua volta era stata contattata dalle autorità sanitarie tedesche. Un invitato al matrimonio, rientrato in Germania dopo la festa, è risultato positivo al Covid e ha manifestato i sintomi dell'infezione.
Risultato: i cento invitati sono tutti in quarantena e in questi giorni verranno sottoposti a tampone. Gli sposi idem. A catena si stanno ricostruendo i loro rapporti con altre persone e si cercherà di stoppare la catena di contagi con isolamenti e monitoraggi. La festa del matrimonio di è svolta in un locale di Gangi, nel Palermitano. Potrebbe, dunque, allargarsi anche alla provincia di Palermo l'allerta post nozze. Per ora i test del Covid sono in corso su una ventina di camerieri che hanno servito in tavola al locale e su barbiere in cui l'amico tedesco, il paziente zero del focolaio, è stato prima del ricevimento per sistemare barba e capelli. Insomma, il focolaio potrebbe essere uno dei più clamorosi scoppiati finora, peggio ancora del funerale rom organizzato a maggio in Molise che aveva causato 72 contagi. Preoccupante anche la situazione a Treviso, dove è scoppiato un maxi focolaio. Sono 133 i migranti ospiti della caserma Serena che sono risultati positivi al Coronavirus dopo i tamponi. I casi sono stati scoperti dopo che, mercoledì mattina, tre persone sono risultate positive. Così tutti e 350 gli ospiti dell'ex caserma Serena - oltre al personale della cooperativa - sono stati sottoposti al test anti-Covid, che ha riscontrato la positività di 80. Questa volta non si sono verificate rivolte, ma la questura continua a monitorare la struttura. Per precauzione la quarantena è estesa anche ai negativi. Tra una settimana sia gli operatori sia gli ospiti saranno nuovamente testati. Il focolaio fa infuriare gli abitanti della zona che hanno cercato di stare attenti a tutto per salvare lavoro e turismo e ora si trovano daccapo per colpa dei cosiddetti focolai d'importazione.
Ma il fenomeno dei casi di Covid tra gli immigrati va ben oltre Treviso. Dal 20 al 26 luglio sono arrivati 2.445 immigrati. I casi di coronavirus sono stati diversi, a cominciare dagli arrivi provenienti dal Bangladesh. Tutti mandati in quarantena o rimpatriati se si poteva. Il rischio più alto in realtà al momento viene da stranieri di stati comunitari come la Romania. Il tema, tuttavia, è un sottoinsieme ad alto potenziale esplosivo politico dell'emergenza migranti più generale. Le fughe di positivi al Covid - molti dei quali sono stati rintracciati - scatenano le proteste dei partiti dell'opposizione, Lega in testa. Ma se non si tratta di clandestini, i migranti positivi identificati dalle forze dell'ordine possono essere denunciati a piede libero per epidemia colposa, non di più. La questione è in mano ai prefetti: in centri piccoli è più facile tenere la situazione sotto controllo, ma moltissimi Cas (centri di accoglienza straordinaria) sono stati chiusi. Ripristinarli e riaprirli non si fa in un giorno.
«Vedere un governo che rincorreva la gente in spiaggia coi droni e oggi fa finta di non vedere che ci sono migliaia di immigrati clandestini che prima entrano nel nostro territorio e poi spariscono è una follia» fa notare la leader di Fdi Giorgia Meloni.
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