Londra - May deve dimettersi anzi no. Jeremy Corbyn coglie al volo l'opportunità offertagli dall'ultimo attentato terroristico per attaccare il Primo Ministro sul fronte della sicurezza e chiederne le dimissioni. Richiesta ritirata poi, nel giro di qualche ora, quando Corbyn ha detto ai giornalisti di Sky news di aver interpretato la rabbia della gente «che aveva visto 20mila agenti di polizia perdere il proprio posto di lavoro». «Credo che giovedì dovremmo andare a votare per decidere chi dev'essere il nostro Primo Ministro e il nostro governo» ha rettificato più tardi Corbyn. Ormai però la polemica era scattata. Così, a tre giorni dalle elezioni, si scatenano le critiche politiche.
Già domenica sera, in un incontro a Carlisle, il leader laburista aveva criticato la Premier sostenendo che «non si può proteggere la gente in economia, tagliando il personale della sicurezza». Quando i giornalisti gli avevano chiesto se avrebbe sostenuto le richieste di dimissioni della May che giungevano da più parti, lui aveva risposto senza esitazioni: «Si lo farei, perchè sono richieste fatte da persone estremamente responsabili, preoccupate del fatto che May è stata ministro degli Interni per molto tempo, ha approvato tutti i tagli nelle forze di polizia e adesso viene a dirci che abbiamo un problema. Certo che abbiamo un problema, non avremmo mai dovuto fare quei tagli».
May ha risposto che la polizia ha agenti sufficienti, ma è un dato noto a tutti che, quando era ministro degli Interni, la signora aveva ridotto di 20mila unità il numero degli agenti presenti sulle strade tra il 2010 e il 2016. Ieri, proprio durante la campagna elettorale, May si è rifiutata di ammettere che la decisione presa allora era sbagliata. Il primo ministro ha invece insistito sul fatto che il budget dell'antiterrorismo è stato protetto e che, dal 2015, è stato incrementato il numero dei poliziotti armati. Richieste di dimissioni giungono anche dall'ex braccio destro di David Cameron, Steve Hilton, che chiede alla Premier di assumersi le proprie responsabilità. «I servizi di sicurezza stanno affrontando momenti difficili - spiega Hilton in un twitter - e May è responsabile per i loro fallimenti nel prevenire gli attacchi al London Bridge, a Manchester, a Westminster. Dovrebbe farsi da parte, non cercare di essere rieletta». Intanto, mentre si discute sulle nuove strategie da mettere in atto per combattere i terroristi della porta accanto, si fa strada in molti la tentazione di approvare quelle limitazioni tanto care alle forze della destra come l'Ukip. Il partito di Paul Nuttall ha inserito tra i punti chiave del manifesto elettorale la messa al bando del burka e dei tribunali della sharia, proposte che in questo momento raccolgono sempre più consensi anche tra coloro che non votano per il partito indipendentista. Esiste persino un profilo Facebook, Bantheburka, che raccoglie migliaia di adesioni. Un'ipotesi - quella di vietare il velo integrale- che il governo stesso sta vagliando. «Le nostre richieste non sono un attacco diretto ai Musulmani - aveva detto tempo fa Nuttall al Guardian - riguardano l'integrazione e la sicurezza».
E se la motivazione principale addotta da Nuttall per vietare il velo - il velo priverebbe le donne del beneficio di godere della luce del sole e quindi della vitamina D - suscita non poche perplessità, la proposta non sembra più tanto insensata nemmeno nella tollerante Gran Bretagna.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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