Mazzette rosse, il pm chiede 4 anni per Penati

L'accusa: ha ostacolato l'accertamento della verità. Lui minimizza: sarò assolto

Mazzette rosse, il pm chiede 4 anni per Penati

Milano - A quattro anni dai primi avvisi di garanzia, e dopo due di udienze, il processo di Monza arriva alle battute finali. Filippo Penati è in aula, sfidando il caldo torrido in assenza di aria condizionata. Il pubblico ministero Franca Macchia finisce la sua lunga requisitoria con la richiesta di una condanna a 4 anni di reclusione per l'ex sindaco di Sesto San Giovanni ed ex presidente della Provincia di Milano, un tempo braccio destro di Pier Luigi Bersani e astro nascente dei Democratici finito nella polvere di un'inchiesta - quella sul cosiddetto «sistema Sesto» - che l'ha visto indagato per corruzione e finanziamento illecito ai partiti. Accuse che hanno retto alla prova del tempo, a differenza della concussione che è andata prescritta. «Su questi fatti Penati e le difese si sono opposti ad ogni possibile accertamento della verità», sottolinea il magistrato.

È un duro atto d'accusa, la ricostruzione fatta dal pubblico ministero davanti ai giudici. Macchia ha ricordato i diversi verbali resi dall'imprenditore Piero Di Caterina che confermerebbero «l'esistenza dei finanziamenti» all'ex politico. In particolare, Di Caterina aveva parlato di versamenti effettuati «sin dai primi anni Novanta e fino al 2001» e di un «credito» nei confronti dell'ex presidente della Provincia di circa 3,5 milioni di euro. «Un ordine di grandezza questo - ha spiegato il pm - che trova riscontri nelle indagini e, se Penati parla di finanziamenti per le sue campagne elettorali per poche migliaia di euro, è soltanto perché lui si riferisce a quelli dichiarati e leciti». C'è poi il capitolo relativo all'architetto Manuel Sarno, indicato dalla procura come il collettore delle mazzette. Sarno, spiega ancora il pm, era il «faccendiere» per conto di Penati e gestore «della sua contabilità occulta fatta di tangenti e finanziamenti illeciti», avrebbe mosso circa 5,3 milioni di euro tra la Svizzera, Londra e «strutture off-shore». «Se Penati ha soldi all'estero noi non lo sappiamo - è un passaggio della requisitoria - non sappiamo se li ha dati tutti ai Ds, ma sappiamo che Sarno era il suo contabile». Ancora, in qualità di presidente della Provincia di Milano, Penati dimostrò «voracità» esercitando un controllo diretto sulle due società pubbliche che può essere riassunto in una «occupazione manu militari ».

«Finirò assolto come è già successo davanti alla Corte dei Conti (per la vicenda delle Milano-Serravalle, ndr )», è il commento di Penati al termine dell'udienza.

«Finora - ha aggiunto l'ex politico - sembra che il processo non si sia neppure concluso. Il pubblico ministero non ha fatto alcun riferimento a riscontri o fatti emersi dal dibattimento e ha riconfermato la tesi accusatoria».

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