Ha anche alzato il dito indice e scandito ben chiaro: «Finché la regione non riconosce senza equivoci il diritto all'esistenza dello Stato d'Israele come Stato Ebraico indipendente, non ci sarà pace. Non c'è cambiamento nel mio impegno verso lo Stato d'Israele. Nessuno. Punto». Poi, Joe Biden ha aggiunto dell'altro, certo: che ha parlato con Abu Mazen, che si è impegnato sugli aiuti e sulla situazione di Gerusalemme, che è per due stati per due popoli, ma non si è lasciato andare alle condanne che gli venivano richieste con insistenza da una parte del partito democratico. Attenzione tuttavia: a fianco di questo atteggiamento ci sono due questioni divergenti. La prima: il sentimento personale di Biden, cui il padre insegnò il dettato morale fondamentale «never again» appena immigrato in America: ha incontrato nel '73 Golda Meir e nell'82 Menahem Begin, sa in che pericolo Israele vive sempre, ha impedito a George H. W. Bush di condizionare i fondi per l'immigrazione dalla Russia a Israele, conosce Bibi e gli ha detto «ti voglio bene anche se la pensiamo diversamente». Però vuole molto bene anche a Obama, gli deve la Presidenza, è parte della sua squadra: con lui disapprova al massimo la politica di delegittimazione della questione palestinese, e per ragioni di squadra vuole ristrappare dagli abissi dell'oblio l'accordo con l'Iran, costi quel che costi. Che peccato.
Ha ripristinato i fondi per i Palestinesi senza condizionarli agli stipendi ai terroristi come fece Trump, ha ridato vita all'Unrwa, l'organizzazione per i profughi, di fatto una serra di sopravvivenza delle idee più estreme e antisraeliane. Adesso Biden cerca di riportare alla superficie Abu Mazen promettendogli aiuti e riaprendo la questione dei Territori e dei «Due Stati». Ma riuscirà solo a dare più potere ad Hamas, che ormai gode del consenso palestinese più entusiasta a spese di Fatah. In febbraio Biden ha anche restituito diritti e denaro agli Houty, togliendo dalla lista delle organizzazioni terroriste la fazione armata dall'Iran in Yemen, che ha ringalluzzito Hamas che vuole a sua volta essere riabilitata in America.
Adesso, punto centrale del rapporto fra Israele e gli Stati Uniti, Biden, idealmente siede oggi a Vienna e promette di riesumare rapidamente un accordo con l'Iran degli ayatollah, che hanno armato Hamas e dato 130mila missili agli hezbollah, che approntano l'atomica avendo come obiettivo dichiarato la distruzione di Israele. Eppure Biden ama Israele. Misteri della psiche. Durante la guerra ha resistito a pressioni, ha rifiutato la mediazione francese gestendo in prima persona il rapporto con Netanyahu.
Ad agosto Biden disse che gli accordi fra Israele e gli Emirati erano «un passo storico per attraversare il ponte che divide il Medio Oriente». Sarà coerente? Intanto mercoledì Anthony Blinken comincia un giro in Israele e in Medio Oriente.
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