Mega appalti Consip Indagato babbo Renzi già convocato dai pm

"Traffico di influenze" su una gara indetta nel 2014. Lui nega: "Condotta trasparente"

Mega appalti Consip Indagato babbo Renzi già convocato dai pm

Non è della minoranza Pd che Renzi deve avere paura, ma della maggioranza della propria famiglia. Se c'è qualcuno che può seriamente ostacolarlo, questo non è Bersani, D'Alema o Speranza, ma suo babbo Tiziano. Il padre dell'ex presidente del Consiglio e segretario del Pd è di nuovo nei guai per i suoi giri di appalti e commesse miliardarie.

Appena archiviate le accuse per bancarotta fraudolenta della sua azienda, Chil Srl, i cui debiti venivano coperti da Fidi Toscana, i carabinieri hanno di nuovo bussato alla sua porta di Rignano sull'Arno per consegnargli la notifica di iscrizione nel registro degli indagati da parte della Procura di Roma per traffico di influenze circa i rapporti avuti con l'imprenditore napoletano Alfredo Romeo riguardo a diverse commesse pubbliche, in particolare l'appalto da 2,7 miliardi di euro per il Facility management (Fm4) indetto da Consip (la centrale acquisti della pubblica amministrazione) nel 2014 per l'affidamento dei servizi gestionali di uffici pubblici, università e centri di ricerca. Una gara che però la società di Romeo non riuscì ad aggiudicarsi. Un mega appalto che vale oltre l'11 per cento della spesa pubblica nel settore e che è valso a Romeo l'accusa di associazione per delinquere e corruzione così come per il direttore Sourcing Servizi e Utility di Consip, Marco Gasparri.

Tiziano Renzi sarà interrogato dai pm di piazzale Clodio a Roma già la prossima settimana. Per ora dice solo di ammettere «la mia ignoranza, ma prima di ora neanche conoscevo l'esistenza di questo reato che comunque non ho commesso essendo la mia condotta assolutamente trasparente». Destino beffardo, il reato di traffico di influenza, contestato a babbo Renzi, è stato introdotto nel codice penale nel 2012, proprio dal Pd, e mira a colpire il mediatore di un accordo corruttivo al fine di prevenire la corruzione stessa.

I pm hanno puntato la luce su Tiziano Renzi per la sua vecchia amicizia con Carlo Russo, imprenditore di Scandicci del settore farmaceutico, legato a sua volta a Romeo. Nel decreto di perquisizione per l'imprenditore napoletano della scorsa settimana si parla anche di colloqui intercettati tra lo stesso Romeo e il suo collaboratore Italo Bocchino (l'ex parlamentare di An, ndr) durante i quali «descrivono i nomi dei soggetti con i quali hanno avuto rapporti».

E guarda caso anche il ministro dello Sport Luca Lotti è indagato nell'ambito della stessa inchiesta. Interrogato dal pm Mario Palazzi, titolare del fascicolo, nel dicembre scorso, negò di essere a conoscenza delle indagini su Consip. Lotti affermò di «non frequentare» l'ad, Luigi Marroni, ex assessore alla Sanità della Regione Toscana, promosso da Renzi a capo della società che però, sentito dai pm fece il nome del ministro. Per questo il ministro caro a Renzi è indagato per rivelazione del segreto d'ufficio e favoreggiamento.

Nell'inchiesta è finito anche il comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette e il comandante della Legione Toscana dei carabinieri, generale Emanuele Saltalamacchia.

Come un'ape sul miele Luigi Di Maio, twitta: «Renzi era a conoscenza del traffico di informazioni? #RenziSapeva?». E il ministro Orlando sapeva?

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