Sembrava in salvo il Natale dei lavoratori Melegatti ma quest'anno la fortuna sarà forse meno dolce che mai, per citare il mitico spot anni '80 con Franca Valeri, e da settimana prossima potrebbero tornare in cassa integrazione. Non è ancora stata segnata la parola fine alla travagliata vicenda dell'azienda veronese infatti, nonostante il milione e mezzo di pandori sfornati dalla ripresa della produzione, il 21 novembre scorso. E nonostante gli ordini, grazie anche alla mobilitazione sui social, siano stati anche di più, e rischino si restare insoddisfatti.
Eppure sembrava davvero una bella favola d'altri tempi quella vissuta nell'ultimo mese dalla storica azienda di San Giovanni Lupatoto (Verona) fondata da quel Domenico Melegatti che, il 14 ottobre 1894, depositò il brevetto di un dolce morbido e a forma di stella a otto punte, diventato, insieme al «rivale» panettone, dolce simbolo del Natale. Dopo la chiusura degli stabilimenti lo scorso ottobre, proprio quando avrebbe dovuto partire la produzione, e i libri portati in tribunale, gli stipendi ai dipendenti (90, in maggioranza donne) e i fornitori non pagati, il 9 novembre è stata avviata la procedura di concordato con riserva presso il Tribunale di Verona. Poi l'arrivo del pool di investitori guidato dal nuovo direttore generale Luca Quagini (chairman e Ceo di Sdg Group) attraverso il fondo di investimento maltese Abalone, che ha portato 6 milioni di euro per la produzione natalizia. Il 22 novembre è stato sfornato il primo pandoro nello storico stabilimento di San Giovanni Lupatoto. E in poche settimane è stato raggiunto il traguardo del milione e mezzo di dolci a forma di stella già venduti.
Tutto bene dunque? Non proprio perché l'azienda ha deciso di non prorogare la produzione, che ormai per tempi tecnici arriverebbe sugli scaffali dei supermercati dopo Natale, e sarebbe dunque soggetta a sconti e promozioni pesanti. Dunque, il prossimo obiettivo diventa la «campagna» per le colombe di Pasqua. La proposta di ristrutturazione del debito depositata al tribunale di Verona agli inizi di novembre dà infatti all'azienda al massimo 180 giorni per presentare una proposta di rientro per ciascun creditore. E se non sarà accettata, sarà il fallimento
Fa ben sperare però la grande mobilitazione del pubblico verso lo storico marchio, che soprattutto in Veneto è stata notevole. Qui per salvare l'azienda nei giorni scorsi sono scese in campo anche scuole e università, con gli studenti impegnati ad organizzare prenotazioni di vendita nelle classi. Ma a fare la differenza sarebbe stato il passa parola digitale.
Su Facebook, Twitter e Whatsapp sono apparsi messaggi che invitavano a comprare uno o più pandori Melegatti «affinché anche queste operaie e questi operai possano avere un Sereno Natale», recitava il messaggio lanciato dagli stessi dipendenti della società veronese e diventato subito virale.I consumatori, inteneriti, hanno risposto. Ma forse questo non basterà.
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