Meloni avanti su Pos e 18App. "Bonus cultura solo ai poveri"

La premier: "L'Europa contro il tetto al cash? Falso. E nell'ultimo trimestre il Pil è cresciuto più degli altri"

Meloni avanti su Pos e 18App. "Bonus cultura solo ai poveri"

E dal salotto di casa, riecco la premier. Il maglioncino pesante color panna perché l'influenza è passata ma è arrivato il freddo, l'albero di Natale vicino alla finestra, un vaso di ciclamini bianchi sullo sfondo, gli sticker appiccicati dalla figlia sul taccuino. Un format familiare, però stavolta l'agenda di Giorgia, seconda puntata, contiene una serie di no. Non va bene, ad esempio, la 18app cultura così com'è in vigore. «Il bonus da 500 euro non va eliminato, va rivisto. Oggi viene riconosciuto a tutti, anche ai figli dei miliardari, mentre noi vogliamo fissare un limite di reddito». Non si possono eliminare le commissioni bancarie sui Pos: «Sarebbe incostituzionale, la moneta elettronica è privata e lo Stato non può impedire a chi offre il servizio di guadagnarci». Non è vero che l'Europa sia contraria all'innalzamento del cash, anzi «nel 2019 la Bce criticò un eccessivo abbassamento, definendo il contante particolarmente importante per alcune categorie sociali perché senza tariffe». E nemmeno è corretto sostenere che la flat tax discrimini i dipendenti. «Secondo una ricerca Eutekne hanno i due terzi dei contributi versati dal datore di lavoro, mentre gli autonomi se li pagano da soli».

E non siamo sul baratro. «Nell'ultimo trimestre, nonostante le difficoltà in cui ci troviamo, il Pil dell'Italia è cresciuto più di quelli di Francia, Germania e Spagna». Un dato forse a sorpresa e che comunque «ci deve far riflettere e dimostra che le nostre imprese, se vengono aiutate dal governo, sanno fare la differenza». Quanto poi ai rilievi di Bankitalia, «non mi pare che via Nazionale abbia mosso critiche particolari sui contenuti della Finanziaria». Semmai, ammette, «qualche dubbio sul tetto del contante e l'obbligo del pos» . Insomma, «l'istituto fa le sue valutazioni».

Passata la febbre, rispunta dunque su Facebook una Meloni piuttosto decisa, determinata a difendere la sua manovra, a forte rischio di flop. «Vogliamo aiutare i cittadini», si farà il possibile tenendo i conti a posto. E l'annusamento ravvicinato con Carlo Calenda, ricevuto a Palazzo Chigi? Le convergenze sospette con il Terzo polo su alcuni emendamenti? Per la Meloni nulla di scandaloso. «Stiamo incontrando tutti coloro che vogliono confrontarsi con noi sulle ragioni delle nostre scelte, lo abbiamo fatto pure con alcuni partiti dell'opposizione, con chi vuole entrare nel merito dei provvedimenti».

Tutto bene, sostiene, anche a livello internazionale. «È stata - racconta - una settimana densa di appuntamenti. Il pranzo a Palazzo Chigi con il re di Giordania, il vertice a Tirana dei Balcani... Più giro per il mondo è più mi rendo conto di quanta voglia ci sia d'Italia, di quanto le nostre eccellenze siano apprezzate», Giorgia ha saltato il summit di Alicante: si è parlato di malattia politica, di sgarbo a Macron. «Mi sono scusata con il primo ministro spagnolo. Era un'occasione importante, purtroppo la salute non mi ha permesso di partire. Ma pure il confronto con i Paesi mediterranei della Ue è cruciale per le materie che ci stanno a cuore, dall'energia all'immigrazione».

L'immigrazione appunto, un tema bollente che sta alla radice del duro scontro con la Francia, argomento sul quale il presidente del Consiglio preferisce glissare. Ma gli sbarchi sono nell'agenda di Giorgia, che assicura: la linea resta quella. «L'esecutivo non intende cambiare idea, in Italia non si entra illegalmente. Noi vogliamo combattere il traffico di esseri umani, gli ingressi fuori dalle regole e le morti in mare. Combattiamo gli sfruttatori». Con dei risultati, conclude.

«Grazie alla nostra posizione per la prima volta in Europa si tengono riunioni e si scrivono documenti in cui si afferma che la rotta del Mediterraneo centrale è una priorità. Non era mai accaduto, si sono fatti passi avanti».

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