Meloni: "Ci sono anomalie, fatto grave". E i giudici di Milano accusano Nordio

La Corte d'Appello: "Mai avuta la nota del Dipartimento Usa"

Meloni: "Ci sono anomalie, fatto grave".  E i giudici di Milano accusano Nordio

«Il fatto è abbastanza grave, mi riservo quanto torno di parlarne col ministro Nordio per capire bene come sono andate le cose, sicuramente ci sono anomalie». Nello scontro tra magistratura e via Arenula per la fuga dai domiciliari dell'imprenditore russo Artem Uss (foto), interviene dall'Etiopia Giorgia Meloni. Schierandosi con il Guardasigilli. Delle anomalie, infatti, per la premier la principale sarebbe «la decisione della Corte di appello di tenerlo ai domiciliari con motivazioni discutibili e di mantenere la decisione anche quando c'era una decisione sull'estradizione».

Artem Uss - figlio di Aleksandr Viktorovi, governatore del Territorio di Krasnojarsk, in Siberia, e amico di Putin - viene arrestato a Malpensa il 17 ottobre, su mandato di cattura Usa. È accusato, con altri, di contrabbando (anche di tecnologie militari dagli Usa alla Russia), di elusione delle sanzioni, di frode bancaria e riciclaggio. Il 25 novembre la V sezione penale della Corte d'Appello di Milano lo spedisce ai domiciliari nella sua casa di Basiglio, fuori Milano, col parere contrario della procura. Il 21 marzo sempre la Corte d'Appello dà il via libera all'estradizione, ma il giorno dopo il 40enne russo fugge dall'Italia in auto.

Chi è il responsabile della fuga, e della figuraccia con gli Usa che avevano scritto al ministero esprimendo il timore che l'imprenditore fuggisse? Nordio punta il dito contro le toghe. Secondo Repubblica lo fa in una missiva spedita al Copasir nella quale ricostruirebbe le note ricevute dagli Usa, sostenendo di averle tutte trasmesse, invano, ai magistrati milanesi, decidendo quindi di dare il via a un'indagine interna. Per poi, giovedì scorso, spedire gli ispettori di via Arenula alla Corte d'Appello milanese per far luce sulla decisione di concedere a Uss i domiciliari. Giovedì anche Meloni a San Macuto avrebbe scaricato le colpe su «un altro organo dello Stato» diverso dal governo, ma poi sono arrivate le smentite di Guerini e di Palazzo Chigi. Fino a ieri. Quando la premier dall'Etiopia prende le difese di Nordio. «Credo l'affondo di Meloni - che il ministro abbia fatto bene ad avviare un'azione disciplinare. Segnalo conclude che non eravamo stati informati a livello di intelligence dalle altre intelligence sulla natura della figura» di Uss.

Ma le toghe non ci stanno. La Corte d'Appello, che aveva già ricordato che a chiedere un aggravamento della misura potevano essere solo la procura o il ministero, torna all'attacco. E nella relazione spedita al ministero smentisce Nordio, sostenendo di non aver mai ricevuto dal Guardasigilli la nota del Dipartimento Usa della Giustizia che chiedeva di revocare i domiciliari a Uss. Nordio, spiegano i giudici, consegnò loro, il 9 dicembre scorso, solo la sua risposta a quella nota, nella quale il ministro spiegava agli Usa come la competenza a decidere sul carcere fosse dell'autorità giudiziaria e che la misura degli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico era equiparabile alla custodia in carcere. Anche l'opposizione accusa il governo di scaricare sulle toghe.

Di «incredibile catena di errori» parla la responsabile Giustizia del Pd, Debora Serracchiani, di «inaccettabile scaricabarile» i capigruppo Pd di Senato e Camera, Francesco Boccia e Chiara Braga. Mentre Benedetto Della Vedova, di +Europa, chiede al governo di spiegare «al Parlamento come sia stata possibile l'incredibile fuga del cittadino russo».

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