Quirinale, conservatorismo, fascismo. La partita della Meloni

Dopo la kermesse di Atreju, Giorgia Meloni si è ripresa la scena in vista della corsa al Colle. Per la rubrica Il bianco e il nero, ne abbiamo parlato con Giovanni Orsina e Gianfranco Pasquino

Quirinale, conservatorismo, fascismo. La partita della Meloni

Dopo la kermesse di Atreju, Giorgia Meloni si è ripresa la scena e l'imminente elezione del prossimo Capo dello Stato le ha dato una nuova centralità politica. Per la rubrica Il bianco e il nero, ne abbiamo parlato con Giovanni Orsina, direttore della Luiss School of Government, e Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza Politica all'università di Bologna.

Cosa pensa della svolta conservatrice della Meloni?

Pasquino: "La Meloni è sempre stata conservatrice. Lo era anche troppo. Era una conservatrice estrema che, nel frattempo, era diventata sovranista. Adesso penso che stia giocando con le parole, ma la sostanza non mi pare che sia cambiata".

Orsina: “Penso che sia da osservare anche se non è una vera e propria svolta perché lei su quelle posizioni c'è sempre stata. Sta cercando di rafforzare una posizione con alcuni partner internazionali e, da analista, penso sia una cosa interessante da osservare dato che, a livello internazionale, il conservatorismo comunque un ruolo sembra potercelo avere nei prossimi anni”.

Crede che la Meloni possa svolgere un ruolo nella partita per il Quirinale?

Pasquino: “Non ho ancora capito chi sta svolgendo un ruolo in questa partita tranne una persona che si è messa in corsa e che si chiama Silvio Berlusconi. Ho l'impressione che tutti gli altri non sappiano che pesci prendere. Non so che ruolo possa svolgere la Meloni dato che mi pare abbia un numero molto contenuto di senatori e deputati. A meno che non abbia un colpo di genio e individui un candidato plausibile per entrambi gli schieramenti, la Meloni avrà pochissima influenza sulla scelta del prossimo presidente”.

Orsina: “Assolutamente sì, lo può svolgere. FdI è l'unico partito d'opposizione e, quando si elegge una figura di garanzia, anche solo per quel motivo, un dialogo con l'opposizione diventa necessario per tutti”.

Ad Atreju hanno sfilato anche i principali leader della sinistra: Letta, Conte e Calenda. Il temuto 'pericolo fascista' non arriva, dunque, da FdI?

Pasquino: “Questa è un'ottima domanda. Anzitutto io non temo il fascismo perché penso che ormai ci siano molti freni e contrappesi all'emergere di un nuovo fascismo che non sappiamo quale sia. Forse quello che davvero dobbiamo temere è il cyber-fascismo, ma non certo quello della Meloni nella quale certamente ci sono delle nostalgie e delle aspirazioni, ma sono limitate e, secondo me, anche abbastanza mal poste. Il prossimo fascismo non verrà dalla Meloni. Se, invece, parliamo di fascismo in senso lato dobbiamo temere ciò che sta succedendo in Ungheria, in Polonia e in Slovacchia. Dopo di che, detto brutalmente, il fascismo è stato sconfitto e non riemergerà mai. Penso che, in questo Paese, il pericolo fascista sia esagerato e manipolato, nel senso che tutto ciò che non ci piace diventa fascismo. E, invece, bisognerebbe essere molto più netti nelle distinzioni: ci sono comportamenti fascisti e 'movimentini' come Casa Pound e Forza Nuova che devono essere sanzionati secondo la Costituzione. Per il resto, però, parliamo di cose più concrete, ossia come stare in un Paese che è membro dell'Unione Europea”.

Orsina: “In realtà, il 'temuto pericolo fascista' arriva o non arriva a seconda delle convenienze politiche. Il gioco della delegittimazione dell'avversario è un gioco politico. In questo momento a Letta conviene legittimare la Meloni. Due mesi fa, invece, gli conveniva delegittimarla e, magari, tra due mesi gli converrà fare il contrario. È un gioco strumentale: il pericolo fascista viene evocato solo se serve evocarlo. Altrimenti, lo si dimentica”.

Molto si discute sul concetto di patria. Secondo lei, la Meloni è una vera patriota?

Pasquino: “Il patriottismo deve essere definito secondo diverse dimensioni. Il mio patriottismo è diverso da quello della Meloni che mi pare sia una combinazione di nazionalismo e di sovranismo. Mi chiedo, inoltre, se oggi non dovremo sapere combinare l'amore di patria con la capacità di criticare quello che non va nella patria e di sapere che possiamo difendere al meglio la nostra Patria se siamo insieme ad altre patrie democratiche”.

Orsina: “Mi avvalgo della facoltà di non rispondere. È una domanda troppo complicata. È una valutazione politica e io non sono un politico. Sono un analista e non do valutazioni politiche”.

Tra Meloni e Salvini, chi avrà la meglio nel centrodestra?

Pasquino: “Io li prendo sul serio entrambi. Chi ha più voti, sarà il loro candidato alla presidenza del Consiglio. Dopo di che ricordo che è il presidente della Repubblica che nomina il presidente del Consiglio, mentre i partiti possono solo presentare dei candidati. Il Capo dello Stato sceglie sulla base della capacità di quei candidati di costruire una coalizione di governo che abbia la maggioranza in Parlamento. Al momento la Meloni è legittimamente una pretendente alla carica di premier, ma molto dipenderà dai voti di FdI e del centrodestra. Da qui alle elezioni mancano ancora un anno e 4-5 mesi e non sappiamo cosa voteranno gli elettori che sono stati 'sondati' in questi mesi”.

Orsina: “Anche

questo è molto difficile prevederlo. Dipende se Draghi andrà al Quirinale e da quel che succederà nei prossimi mesi. Ad oggi il trend è favorevole alla Meloni, ma da qui a quando si voterà tante cose potranno succedere”.

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