Meloni frusta la sinistra. "Mi vogliono a testa in giù. E Occhetto sulle riforme era più avanti di Schlein"

La premier smonta le critiche su Autonomia e premierato: "Usano parole e modi violenti"

Meloni frusta la sinistra. "Mi vogliono a testa in giù. E Occhetto sulle riforme era più avanti di Schlein"
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Fondo azzurro e un vivace tricolore alle spalle. È il video di 15 minuti con il quale demolire punto su punto la macchina della propaganda della sinistra messa in piedi per creare un'opposizione alle riforme che il governo sta portando avanti. L'idea di Giorgia Meloni non è semplicemente ribadire la legittimità delle proprie scelte bensì quello di sbugiardare i suoi stessi accusatori dimostrando, dati alla mano, che le critiche di oggi sono solo opportunistiche ricostruzioni che dimostrano l'ipocrisia della sinistra. Per non dire della violenza verbale alla Camera dove «una parlamentare dei 5 Stelle ha evocato per noi piazzale Loreto. «In pratica - dice la Meloni - io dovrei essere massacrata e appesa a testa in giù».

Contro questo clima avvelenato la premier preferisce parlare dei traguardi raggiunti. «Va avanti a passo spedito il lavoro del governo per riformare questa nazione - spiega la premier nel video pubblicato sui suoi profili social -, nonostante l'opposizione feroce di chi, dicendo ogni giorno che in Italia molte cose non vanno bene, ci propone come unico programma quello di lasciare tutto com'è».

«Abbiamo già avviato diverse importanti riforme - spiega -: quella del Fisco, attesa da 50 anni, quella della giustizia, di cui si parlava da circa 30 anni. Abbiamo fatto quella del Codice degli appalti e, soprattutto, il premierato che ha completato la sua prima lettura al Senato e che, se gli italiani lo vorranno, permetterà finalmente ai cittadini di scegliere direttamente il capo del governo, mettendo fine a 70 anni di instabilità, governi balneari, tecnici, arcobaleno, promesse tradite e trasformismi». «Ci accusano di ogni possibile nefandezza - commenta la premier -. Sul premierato ci accusano di deriva autoritaria poi si scopre che lo proponeva anche il Pds di Achille Occhetto circa 30 anni fa. In pratica, Occhetto era molto più avanti di Schlein».

Il massimo dell'ipocrisia, però, risiede nel sostenere che l'autonomia differenziata spaccherà l'Italia. «Per capire quanto siano sinceri quando muovono questa continua accusa di volere spaccare l'Italia o, per protesta, sventolano, al contrario, le bandiere tricolori in Aula, vale la pena di ricordare alcuni antefatti». E qui la Meloni ricorda che l'Autonomia differenziata è figlia di quella riforma del Titolo V della Costituzione attuato dal centrosinistra sotto il governo Amato «a colpi di maggioranza». «E tanto per dire quanto ci tenessero - aggiunge la premier - quello è stato l'approdo di un percorso iniziato nel '97 dal governo Prodi e proseguito con i governi di Massimo D'Alema». Il merito del governo, spiega, è quello di aver dato «una cornice di regole per dare attuazione a quel principio». «Diverse regioni - ricorda la premier - hanno chiesto a gran voce di dare seguito a quanto previsto dalla Costituzione. Direte, lo chiedono Veneto e Lombardia, governate dal centrodestra. Non proprio. Certo, quelle Regioni hanno anche celebrato un apposito referendum, e i cittadini hanno confermato di volere maggiore Autonomia, e firmato accordi per l'attuazione ma curiosamente nessuno ricorda che ha fatto la stessa cosa la Regione Emilia Romagna, a guida Pd, nel febbraio del 2018, governo Gentiloni, esponente del Pd». La presidente del Consiglio ricorda che analoga iniziativa è stata presa anche dal altre Regioni, «perfino la Campania del governatore De Luca che oggi finge di non ricordare e si straccia le vesti contro il nostro provvedimento».

«Parole e modi violenti usati dalla sinistra - conclude la Meloni - sul nostro lavoro non sono altro che una difesa disperata dello status quo, una condizione di privilegio che ha garantito alcuni a scapito della maggioranza degli italiani».

Immediata la reazione della Schlein: «Capisco sia difficile digerire la sconfitta dei ballottaggi e il tentativo di far parlare altro». Come quella dei Cinquestelle.

«Curioso come la presidente Meloni abbia trovato tempo, modo e parole per commentare la frase di una nostra deputata - replica Francesco Silvestri - senza mai avvertire l'esigenza di chiarire quanto emerso dall'inchiesta di Fanpage a proposito delle tendenze eversive dell'organizzazione giovanile di FdI».

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