Almeno fino a sabato scorso, non era in programma che Giorgia Meloni prendesse parte alla tradizionale fiaccolata che si terrà domani sera a Palermo in occasione dell'anniversario della strage di via D'Amelio. Secondo quanto risultava ai promotori della commemorazione, infatti, la premier avrebbe dovuto presenziare solo al convegno «Parlate di mafia», organizzato per venerdì dall'ufficio studi e dai gruppi parlamentari di Fratelli d'Italia. Ma senza unirsi al corteo che partirà domani alle 20 da piazza Vittorio Veneto. Una scelta che qualcuno a Palermo aveva letto come prudenziale, viste le polemiche degli ultimi giorni dopo che il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, aveva ipotizzato una «rimodulazione» del reato di concorso esterno in azione mafiosa. Nonostante il brusco stop arrivato a stretto giro dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, il tema ha infatti creato una certa agitazione. E non solo nella maggioranza di governo, tanto che Salvatore Borsellino - fratello del magistrato assassinato il 19 luglio di 31 anni fa insieme a cinque agenti della scorta - ha avuto proprio ieri parole molto critiche contro le «esternazioni di Nordio» che «mostrano la volontà di demolire la legislazione pensata da Falcone e Borsellino».
Parole che non devono aver fatto troppo piacere a Meloni, che ha sempre ricordato - anche nell'intervento alle Camere il giorno della fiducia al suo governo - come la sua scelta di bussare alla sezione del Msi di Colle Oppio sia maturata proprio «il giorno dopo la strage di via D'Amelio». Ragion per cui Meloni non ha mai mancato l'appuntamento con la fiaccolata del 19 luglio. E non lo farà neanche questa volta, una decisione annunciata domenica durante la visita agli scavi di Pompei e che ha preso in contropiede anche gli organizzatori del corteo di Palermo.
Così - anche per lanciare un segnale preciso e che vada oltre le parole di Mantovano (che fino alla nomina a Palazzo Chigi era anche vicepresidente del Centro studi Rosario Livatino) - Meloni decide di aprire il Consiglio dei ministri di ieri porgendo un ramoscello di ulivo al mondo dell'Antimafia. È proprio dal suo staff, infatti, che filtrano indiscrezioni sul fatto che la premier è pronta a «inserire in un decreto legge di prossima approvazione» una norma di interpretazione autentica «sul reato di criminalità organizzata», così da fare chiarezza rispetto a «una recente sentenza della Corte di Cassazione» (la n.34895 del 2022).
Tradotto dal burocratese, esattamente come anticipato da Mantovano, Meloni annuncia di voler approvare una norma che disinneschi i rischi di depotenziamento del contrasto alle mafie che sono insiti nella sentenza della Suprema Corte dello scorso settembre. Quando la prima sezione penale della Cassazione ha dichiarato illegittime le intercettazioni disposte secondo il regime (più largo) previsto per i delitti di criminalità organizzata nei confronti di un imputato che non era accusato ex 416 bis ma solo di un reato ad aggravante mafiosa. Una decisione che mette a rischio moltissimi processi in corso, in cui le intercettazioni sono state autorizzate proprio seguendo lo stesso criterio giurisprudenziale. Di qui l'allarme arrivato dall'intero mondo dell'Antimafia, dagli uffici giudiziari distrettuali fino alla Procura nazionale. Così, spiega Meloni in Consiglio dei ministri, per «evitare che venga a cadere il materiale probatorio già acquisito sulla base dell'interpretazione precedente», è «necessario» al più presto un intervento interpretativo del governo.
Proprio alla viglia della fiaccolata di Palermo, dunque, la premier si smarca dal dibattito sulla riforma della Giustizia (compreso il confronto sul reato di concorso esterno) e tende una mano alle procure. Anche in vista di domani sera, quando sfilerà alla fiaccolata in memoria di Borsellino.
Mentre al convegno di Fdi in programma venerdì (presenti, tra gli altri, Mantovano, i sottosegretari Andrea Delmastro e Wanda Ferro, la presidente dell'Antimafia Chiara Colosimo e il responsabile organizzazione del partito Andrea Donzelli) parteciperà con un videomessaggio.
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