Il Tempo compie 80 anni. Una storia gloriosa, quella del quotidiano romano, celebrata in una grande Festa alla Galleria Nazionale di Arte Moderna dal direttore Tommaso Cerno che intervista Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio, dopo aver avuto un colloquio con Sergio Mattarella al termine della riunione del Consiglio supremo di Difesa al Quirinale - nel quale rinnova l'impegno alla collaborazione istituzionale - dice la sua su tutti i temi di più stretta attualità. «Il protocollo Italia-Albania funzionerà. Avevo messo in conto che ci sarebbero stati degli ostacoli ma li supererà», promette la presidente del Consiglio. «Non consentirò che una soluzione che abbiamo individuato nel pieno rispetto del diritto italiano ed europeo venga smontata perché c'è una parte della politica che non è d'accordo. Sono determinata ad andare avanti, a costo di continuare a convocare nuove riunioni del Consiglio dei ministri» perché «ho preso un impegno con gli italiani».
Sul merito della sentenza Giorgia Meloni chiarisce che «riguarda tutti non l'Albania. Parlo ad esempio di due Paesi Bangladesh, 170 milioni di abitanti, Egitto 110 milioni, più di 200 milioni a cui diciamo venite. Mi sembra abbastanza irragionevole. Il punto è che il protocollo Italia-Albania è un progetto che può cambiare la storia dei flussi migratori. Tanti vogliono replicare questo modello, può rappresentare davvero una chiave di volta in positivo».
C'è poi il caso della mail del magistrato Marco Patarnello da commentare: «Leggo di una Meloni complottista, non ho mai parlato di complotto» ma mi sembra che ci sia del «menefreghismo rispetto al voto popolare, se il popolo non capisce andranno corrette le scelte del popolo». C'è un giudizio che la premier rilancia e sottolinea della mail di Patarnello. «Una politica che non ha scheletri nell'armadio, non ha una seconda agenda e non è condizionabile, è un problema per molti, soprattutto per chi sulla debolezza della politica ha costruito degli imperi. Io devo rispondere solo alla volontà popolare e non farmi condizionare da nessuno. Credo che sia una buona notizia per i cittadini».
Decisamente meno positivo per la premier è ciò che la sinistra ha fatto in sede europea sulla vicenda dell'hotspot in Albania: «Sono rimasta molto colpita dalla richiesta dei parlamentari della sinistra europea di aprire una procedura di infrazione contro l'Italia, su un protocollo approvato dal Parlamento italiano. Non è esattamente normale che parlamentari italiani vadano a chiedere che l'Italia venga punita. Chi viene condannato deve pagare soldi pubblici. Quello che stanno chiedendo è di punire gli italiani per non aver votato come volevano loro. Poi parlano di danno erariale, e lo fanno gli stessi che hanno fatto i banchi a rotelle e i superbonus». E a proposito del Superbonus c'è un ulteriore elemento che Giorgia Meloni mette sul tavolo del dibattito pubblico per far comprendere il danno prodotto da questa misura. «Ci dicono che non abbiamo alzato a sufficienza le pensioni minime. Nel 2025 dovremo pagare 38 miliardi di euro per il Superbonus. Questo è il vero danno erariale. Sapete di quanto avremmo potuto aumentare le pensioni minime? Di 20mila euro per ciascun pensionato». L'altra fake news su cui si sofferma è quella della spesa per la sanità. «Come si possa sostenere la tesi che noi abbiamo tagliato sulla sanità rimane un mistero di Fatima. Nel 2019 lo Stato spendeva per ogni cittadino 1919 euro. Nel 2025 spenderà per ogni cittadino 2317 euro. Questi sono i fatti». Giorgia Meloni viene infine sollecitata da Cerno a fare un bilancio di questi primi due anni di governo. E si concede una riflessione personale. «Sono in pace con la mia coscienza, che è una ragazza aggressiva. Non avrei potuto metterci più impegno, lavorare di più. Ho capito presto che i diritti di Giorgia e i doveri della premier sono incompatibili.
Le rinunce sono state tante ma penso che ne sia valsa la pena. Ho l'impressione che dall'estero ci vedano più solidi e capaci di quanto non facciamo noi. Dobbiamo tornare a un sano orgoglio di essere italiani per ciò che rappresentiamo nella civiltà e per ciò che siamo oggi».
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