Il centrodestra torna nel mirino di pratiche illecite e finisce vittima di un nuovo tentativo di mettere le mani su informazioni riservate. Questa volta gli accessi indebiti riguardano i conti correnti della famiglia Meloni e di altri esponenti di primo piano del governo e della maggioranza.
Dopo l'inchiesta di Perugia sui presunti dossieraggi creati alle spalle di personaggi politici, un nuovo caso di violazione della privacy (nel migliore dei casi) riaccende dunque preoccupazioni e polemiche. Se nel marzo scorso, commentando l'indagine sugli accessi illegali alla banca dati della Direzione nazionale antimafia e a quelle della Banca d'Italia, la premier aveva usato toni forti - «Adesso vogliamo sapere chi sono i mandanti, questi sono metodi da regime» - questa volta decide di affidarsi al sarcasmo: «Dacci oggi il nostro dossieraggio quotidiano», scrive sui social Giorgia Meloni pubblicando un'immagine che la ritrae insieme alla sorella Arianna con sotto il titolo de Il Giornale in cui è scritto: «Inchiesta choc a Bari: spiati i conti correnti di Giorgia e Arianna Meloni, Crosetto e La Russa».
É tutto il centrodestra a ribellarsi per il nuovo caso di spionaggio. Il centrosinistra, invece, fa calare il sipario sulla vicenda e si rinchiude in un silenzio che non passa inosservato, visto che la delicatezza della notizia dovrebbe far scattare una piena solidarietà bipartisan. L'unica eccezione è quella rappresentata da Matteo Renzi: «La gente pensa che sia un tema di serie B ma nel mondo digitale la tutela della privacy è diventato per noi un diritto umano fondamentale. Solidarietà a Giorgia Meloni e agli altri 6.999. E speriamo che tutti imparino a difendere i diritti non solo degli amici ma anche degli avversari».
Nel governo si alza la voce del ministro degli Esteri Guido Crosetto che fa risuonare alcune domande dai contorni inquietanti: «Quanti dossier hanno costruito in questi anni? Quanti sono quelli che non conosciamo ancora? E poi: perché, su richiesta di chi, con che finalità?».
Se il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, esprime la sua solidarietà agli spiati, Giovanni Donzelli, vicepresidente del Copasir, legge in questi casi che si ripetono la difficoltà di molti di accettare il verdetto delle urne. «Per fortuna non abbiamo niente da nascondere ma questo è un tema che dovrebbe preoccupare e allarmare chiunque ha un minimo di consapevolezza democratica. Esistono persone che non accettano che Giorgia Meloni guidi il governo. Non lo accettano e non se ne fanno una ragione e cercano scorciatoie per aggirare la democrazia», osserva Donzelli secondo il quale «non c'è un problema di carenza di legge ma di carenza di coscienza democratica in chi si oppone a questo governo».
Il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri ritiene che la vicenda sia «ancora più grave del caso Striano visto che si parla di più di 7mila accessi in due anni, alcuni dei quali riguardano i conti bancari, guarda caso, dei vertici del centrodestra. Il tutto gestito e monitorato da un comune dipendente di Intesa Sanpaolo. Una storia già vista, ma che non possiamo più tollerare. La violazione della privacy è un reato grave. O la segretezza di dati ipersensibili non conta se si tratta di esponenti di centrodestra? Dobbiamo andare fino in fondo».
E se Salvatore Caiata, di FdI, si dice convinto che questi episodi «lascino sottendere una mano invisibile a condurli», il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto fa notare che «bisognerà intervenire in qualche
modo, probabilmente riflettendo anche su qualche provvedimento di carattere preventivo. Evidentemente è necessario qualche approfondimento sui criteri di accesso a determinate informazioni e a dati particolarmente sensibili».
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