"La Meloni è una secchiona, può essere la nuova Merkel"

Ha appena pubblicato un libro sul potere: "La premier mette in fila tutti gli uomini perché è sempre più avanti"

"La Meloni è una secchiona, può essere la nuova Merkel"
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Cominciamo dalla domanda che apre la porta delle biografia: chi è la più potente del reame?

«Naturalmente è lei stessa - risponde Luigi Bisignani, giornalista ma anche crocevia della cronaca -. Giorgia Meloni è partita da un angolo di Roma, dalla Garbatella, ed è arrivata a Palazzo Chigi, battendo tutti. È un'incantatrice ma anche una secchiona. Sì, è un'incantatrice secchiona, talento e studio dodici ore al giorno. Lei ha messo in fila tutti gli uomini dimostrando di essere sempre più avanti: la prima ad arrivare alle manifestazioni, l'ultima, dopo aver incollato i manifesti, a tornare a casa. Così ha scavalcato tutta la concorrenza. Basta osservare la cura con cui prepara i dossier, a differenza di Conte, che improvvisava, e di Draghi che pensava di sapere già tutto».

Bisignani e Paolo Madron, penna graffiante e a sua volta gettonatissimo librettista d'opera, hanno scritto I potenti al tempo di Giorgia, Chiarelettere, più di duecento pagine disiparietti, rivelazioni, retroscena scoppiettanti, tutti conditi abilmente con dolci gocce di veleno. Insomma, un testo spumeggiante che si beve d'un fiato. La rincorsa di Giorgia comincia con un'infanzia difficile.

«Quando ha 4 anni, c' è l'incendio della casa di Roma Nord. La mamma, Anna Paratore, e le figlie, Giorgia e Arianna, si trasferiscono in un minuscolo appartamento alla Garbatella, ma in quel buco vivono in sei. Ci sono anche il nonno Gianni, messinese, l'unica figura maschile della sua infanzia che lei considera il suo Emilio Salgari, la nonna Maria, che le trasmette la fede e la porta in chiesa, la bisnonna Nena, cui le due bambine sono molto affezionate. Tutti stipati in forse 45 metri quadri; Arianna e Giorgia dividono un letto a testa e piedi, alternative non ce ne sono. Arianna è naturalmente oggi una delle persone più potenti alla corte di Giorgia».

Una famiglia tutta al femminile?

«Il padre non c'è e, come sappiamo, Giorgia non andrà nemmeno al suo funerale. La mamma scrive romanzi rosa, con una componente erotica non hard, che hanno un discreto successo e fa il possibile per tenere le figlie lontano dalle tempeste. Il loro è un percorso accidentato».

Cosa aggiungono le inchieste su quegli anni uscite nelle scorse settimane su diversi quotidiani ?

«Nulla di significativo. Giorgia è persona onesta, anzi intransigente sui valori e semmai, da underdog, è affascinata dal potere. Inteso come consenso. Ma è una seduttrice: si scambia messaggini su watshapp con papa Bergoglio, che pure ha un carattere spigoloso, e pochi hanno notato che lei, trumpiana, la scorsa settimana ha camminato mano nella mano con Biden. È una che non molla mai ed è capace di cambiare pelle. Se dovesse completare questa metamorfosi, oggi in chiave conservatrice, sarà la nuova Merkel».

Chi sono i consiglieri che ascolta di più?

«Ovviamente ha molti collaboratori, ma i primi due nomi che mi vengono in mente sono quelli di Arianna e di Patrizia Scurti, capo della sua segreteria. Lei è un'eredità di Gianfranco Fini, ma si adatta a meraviglia e oggi pesa più di un ministro. Del resto Giorgia si confronta con loro di continuo: l'altra faccia dell'impegno incessante, a tratti massacrante, è la paura di essere inadeguata, la ricerca spasmodica di conferme. Insomma, c'è un aspetto di vulnerabilità che ha a che fare con il suo carattere e anche con la sua condizione di madre che vorrebbe stare di più con la figlia Ginevra. Detto questo, al momento l'opposizione a Giorgia può farla solo Giorgia».

Elly Schlein?

«Cosmopolita, famiglia bene, dissertazione su una rivista glamour come Vogue sull'armocromista. Siamo dall'altra parte del mondo, però politicamente il suo arrivo è una fortuna».

Perché?

«Perché ha virato a sinistra e questo favorisce lo spostamento di Giorgia al centro. Io penso che segmenti moderati, i cattolici ad esempio, del Pd potrebbero staccarsi e avvicinarsi in qualche modo alla maggioranza»

Il difetto principale?

«C'è

il rischio che questo gruppo partito da una doppia periferia, quella di Roma e quella della destra missina, resti asserragliato dentro i Palazzi del potere, senza aprirsi alle migliori energie del Paese. Staremo a vedere».

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