«Non faremo auto-ostruzionismo, ma stiamo lavorando a pochi emendamenti mirati. Modifiche che riteniamo decisive su pensioni, flat tax e sblocco dei crediti relativi al superbonus». È questa la linea di Forza Italia, per nulla entusiasta della manovra (che dovrebbe arrivare lunedì alla Camera) e del decreto Aiuti quater (che sarà incardinato oggi al Senato). Provvedimenti - continua a ripetere in privato Silvio Berlusconi - che Giorgia Meloni ha scelto di non condividere con gli alleati. I due, d'altra parte, non si sentono da settimane. Mentre la premier ha un interlocuzione quotidiana con la Lega. In particolare con il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti (ma anche con il vicepremier Matteo Salvini). Contatti rarefatti, invece, con Forza Italia. Una mancanza di comunicazione che rischia di portarsi dietro un gigantesco paradosso: quello di un partito di governo che su manovra e Aiuti quater è decisamente più critico di buona parte dell'opposizione. Dove M5s e Pd pensano solo a litigarsi la piazza da mobilitare, a prescindere da quali possano essere le obiezioni di merito da fare al governo. E dove il Terzo polo è sì scettico, ma inaspettatamente comprensivo. Tanto che Carlo Calenda mette sul tavolo «otto proposte» per poi chiedere alla presidente del Consiglio «un incontro urgente». Perché, spiega, Meloni «è nuova» nel ruolo e «credo vada aiutata». Non è una mano tesa, certo. Ma neanche un'offensiva frontale. Nonostante Palazzo Chigi lasci intendere di non gradire le parole di Calenda. «Se ha idee geniali», replica il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari, «le metteremo nella legge di bilancio». Purtroppo, aggiunge, «finora non sono arrivate». A sera, il cambio di marcia. Con Palazzo Chigi che abbandona l'ironia e lascia filtrare l'intenzione di Meloni di incontrare Calenda la prossima settimana.
D'altra parte, con l'annunciata fronda di Forza Italia, non ha alcun senso alzare un muro con il Terzo polo, l'unico pezzo di opposizione con cui la maggioranza di governo può pensare di aprire un dialogo. Ancora ieri, l'azzurro Giorgio Mulè - vicepresidente della Camera - ha infatti ribadito di considerare la manovra «una tisana necessaria». Mentre i capigruppo di Forza Italia Alessandro Cattaneo e Licia Ronzulli hanno insisto sul fatto che «è stata fatta di necessità virtù» e che il testo «va migliorato». Gli azzurri, insomma, non nascondo il loro scetticismo. Su pensioni, flat tax, sblocco dei crediti relativi al superbonus, sgravi fiscali per gli under 35, intervento sui rave e reddito di cittadinanza. Punto, quest'ultimo, su cui Berlusconi reputa troppo timida la linea scelta dal governo. Tanto che Forza Italia sta ragionando su un emendamento che punti a modificare la regolamentazione per l'anno 2023, riducendo da otto a sei (o a quattro) i mesi per i quali si potrà usufruire del benficio. Tutte obiezioni che non stupiscono il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. Siamo stati anche noi in passato un partito che non guidava la coalizione, dice l'esponente di Fdi, e «comprendiamo benissimo quanto sia importante fare valere le proprie ragioni».
Meloni, dunque, è ben consapevole che di qui a fine anno qualche frizione all'interno della maggioranza rischia di esserci. E, prudentemente, sceglie di non aprire un fronte conflittuale anche con il resto dell'opposizione.
Questo, ovviamente, non significa che la premier guardi al Terzo polo come possibile e futuribile ruota di scorta. Anche se sul fronte Giustizia pare che un canale di comunicazione tra via Arenula e Calenda sia già aperto.
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