Meloni tira dritto (a corrente alternata): insiste sulla benzina ma chiede a Nordio di trattare con le toghe

Tira dritto, ma a intermittenza. Se Giorgia Meloni non esita a ribadire la bontà delle scelte del governo sul fronte accise e dl Trasparenza, l'approccio è decisamente più prudente sia sul versante giustizia che sul delicato nodo dei balneari

Meloni tira dritto (a corrente alternata): insiste sulla benzina ma chiede a Nordio di trattare con le toghe

Tira dritto, ma a intermittenza. Se infatti Giorgia Meloni non esita a ribadire la bontà delle scelte del governo sul fronte accise e dl Trasparenza, senza quindi tendere alcuna mano ai benzinai che da questa sera saranno in sciopero per 48 ore, l'approccio è decisamente più prudente sia sul versante giustizia che sul delicato nodo dei balneari, questione che coinvolge una fetta dell'elettorato del centrodestra ma su cui pesa il pressing di Bruxelles.

Tre temi che impensieriscono non poco la premier, impegnata ieri ad Algeri per la firma di cinque nuovi accordi di cooperazione tra Italia e Algeria, con l'obiettivo ambizioso di un Piano Mattei per l'Africa e puntando a far diventare il nostro Paese una sorta di hub europeo del gas. L'intesa, spiega infatti Meloni durante le dichiarazioni alla stampa insieme al presidente algerino Abdelmadjid Tebboune, va consolidata proprio a partire dall'energia ed è «finalizzata allo sviluppo sostenibile», alla «riduzione delle emissioni di gas serra» e punta a «incrementare l'export energetico dall'Algeria all'Italia».

Sullo sfondo, però, restano i tre fronti interni. Tutti, per ragioni diverse, delicatissimi. A partire quantomeno in ordine di tempo da quello dei benzinai, il primo sciopero con cui dovrà confrontarsi il governo. Che, dopo il mancato rinnovo del taglio delle accise, non si è distinto per una gestione lucida del dossier (vedi la confusa campagna anti-speculazione). Sul punto, però, Meloni decide di tirare dritto. E rivendica la bontà delle scelte fatte sia sul taglio delle accise che sul decreto Trasparenza. «La categoria dice ai giornalisti ad Algeri si è confrontata con il governo due volte. Ha fatto legittime rimostranze, alcune erano buone e su quelle siamo andati incontro, ma non potevamo tornare indietro su un provvedimento giusto come pubblicare il prezzo medio settimanale che è un'iniziativa di buon senso». Insomma, nessun ripensamento. «Il provvedimento dice la premier è giusto e non si torna indietro».

Decisamente più soft, invece, la linea sul fronte giustizia e sulle intercettazioni. Perché è vero che Meloni ci tiene a ribadire che con Carlo Nordio «c'è un rapporto ottimo». Ma è pure innegabile che nelle ultime settimane qualcosa si è rotto. Il ministro della Giustizia, infatti, in più d'una occasione ha mostrato di muoversi senza tenere conto delle conseguenze di certe prese di posizione pubbliche (vedi quella sui mafiosi che «non parlano di reati al telefono») e la stessa premier inizia a temere che i mesi a venire saranno sempre più complicati. Ecco perché ieri, oltre a ribadire la sua piena fiducia a Nordio, ha voluto anche tendere una mano alla magistratura. «Bisogna mettere mano alle intercettazioni, ma ci tiene a dire Meloni non c'è bisogno di uno scontro tra politica e magistratura ed anzi bisogna lavorare insieme per trovare le soluzioni più efficaci». E siccome «il tema della giustizia è uno dei più importanti tra quelli su cui sta lavorando il governo», quello con Nordio «sarà uno dei prossimi incontri che farò». Ma, ci tiene a dire, «nell'ambito di una serie di riunioni che sto organizzando con diversi ministri», così da «lavorare su una calendarizzazione dei lavori del governo». Insomma, un modo per ribadire che Nordio non è sotto tutela, anche se è difficile non leggere l'invito della premier a «lavorare insieme ai magistrati» come una sollecitazione a un ministro che con la magistratura ha sempre avuto un rapporto piuttosto movimentato (sia quando ne faceva parte, che dopo essere andato in pensione nel 2017).

Infine, il terzo fronte. Quello dei balneari. Sul quale, come era ampiamente prevedibile, si è aperto un braccio di ferro con l'Ue (contraria alla proroga delle concessioni).

Ragione per cui Meloni è costretta a temporeggiare, prospettando sì «un intervento strutturale» che «salvaguardi» gli operatori del settore, ma cercando di «capire quale sia la soluzione più efficace a livello strutturale» perché «la questione è molto complessa».

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