Meloni vola in Iraq dai militari italiani. Sul tavolo anche i dossier energetici

La premier a Baghdad ed Erbill: "Siamo fieri di voi".

Meloni vola in Iraq dai militari italiani. Sul tavolo anche i dossier energetici

Non solo un messaggio di vicinanza alle forze armate italiane impegnate nei diversi teatri di crisi nel mondo, ma anche un segnale di forte sostegno alle ragioni della Nato. Giorgia Meloni, infatti, non si limita a portare di persona gli auguri di Natale ai militari all'estero, ma decide di farlo in Irak, territorio dove l'Italia è presente da venti anni e, soprattutto, dove dal marzo scorso - con il generale Giovanni Maria Iannucci - è al comando della missione Nato.

Una visita iniziata ieri di prima mattina, con l'arrivo a Baghdad e i saluti al personale dell'ambasciata italiana e ai militari del primo reggimento «Tuscania» e del tredicesimo reggimento «Friuli Venezia Giulia». Poi, l'incontro con il personale del contingente militare italiano presente nella base militare Union 3, dove ha sede il comando della missione Nato in Irak. E, infine, tappa a Erbil, nel Kurdistan iracheno. Dove Meloni ha visitato la base militare di Camp Singara e pranzato con i militari italiani.

In tutte e due le occasioni, la presidente del Consiglio parla davanti ai soldati, anche lei indossando la mimetica come avevano già fatto altri suoi predecessori. La sua, dice, è una «visita simbolica». Perché «se è vero che la patria è una madre», in un periodo come quello delle feste «è importante che la madre ci sia». E ancora: «Ci tenevo a portare il ringraziamento della nazione che io e voi rappresentiamo, per il lavoro e i sacrifici che fate, per come riuscite con la vostra dedizione a dare all'Italia uno straordinario lustro e grandi opportunità. Siamo fieri di voi. E a voi dobbiamo la nostra testa alta».

Usa più volte il termine «patria» e «nazione» e rivendica la forte impronta patriottica del suo esecutivo. D'altra parte, non è certo un caso che mentre lei è in Irak, ci siano altri due ministri impegnati a portare gli auguri di Natale in altrettanti teatri di guerra. Il vicepremier Antonio Tajani è in Libano per incontrare il contingente italiano della missione Unifil, mentre il titolare della Difesa Guido Crosetto ha iniziato una due giorni tra Ungheria, Romania e Bulgaria (dove trascorrerà la sera della Vigilia). Insomma, il cosiddetto Fianco Est, che - spiega il ministro - dopo l'invasione russa dell'Ucraina «è certamente il fronte più critico».

Anche la parola «casa» ritorna più volte nei vari interventi della premier. Così come si riaffaccia spesso il concetto di distanza fisica che, però, non è distanza di affetti. «I sacrifici che fate non sono ovviamente una cosa facile, lo avete fatto per scelta, e quella scelta è una scelta d'amore», dice. Meloni finisce anche per commuoversi quando i militari le fanno dono di un tricolore con tutte le loro firme e di un ritratto-mosaico in cui ogni tassello è il volto di un soldato di stanza in Irak. «Avrei voluto essere più militare», si lascia scappare ridendo.

C'è, ovviamente, spazio anche per la diplomazia. Perché i rapporti con l'Irak sono importanti pure in considerazione del fatto che - con i suoi quasi cinque milioni di barili al giorno - è il quinto produttore di petrolio al mondo. Così Meloni incontra, tra gli altri, il primo ministro iracheno Mohammed Shia al-Sudani («pronti a fornire all'Italia ciò di cui ha bisogno in termini di gas e petrolio», ha detto), il neo presidente Abdul Latif Rashid e i leader dell'Autorità curda.

C'è spazio anche per una piccola polemica, perché a guardare le immagini il rosso della bandiera italiana è un po' sbiadito e sui social c'è chi ipotizza un errore del cerimoniale iracheno che avrebbe utilizzato la bandiera irlandese. Circostanza smentita dall'ambasciata italiana a Baghdad che parla di «mero effetto ottico».

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