«Fu il 19 settembre del 1979». Nessuno si ricorda più il giorno, a stento l'anno, ma solo chi vive da queste parti, dove la terra trema da sempre, secoli e millenni, la terra umbra degli oracoli, della grotta della Sibilla e del Lago di Pilato, la striscia di crosta più mobile del centro Italia, l'Italia tra Amatrice e Norcia. Ma si ricorda tutto Silvana Crespi, nata a Roma e residente a Civita di Norcia. Proprio quel giorno per molti di questi paesi iniziò un piccolo miracolo. Ci furono crolli e distruzioni, ma dal '79 si pensò alle case in modo diverso, si pensò a proteggersi, a non affidarsi alla provvidenza, ma a intervenire sui muri per non farli sbriciolare. Civita di Cascia è una frazione intatta. Cinquanta abitanti, tutti illesi, come le loro case. Non belle a vedersi ma sicure. Costruite dopo quell'anno '79, quando da queste parti non si ragionava sul brigatismo e sulle ideologie, ma, per la prima volta, su un tetto e un pavimento solidi. Tre file di villette a schiera senza la traccia di un'estetica, ma resistite senza colpo ferire al terremoto del '97 di Assisi, a quello del 2009 dell'Aquila e all'ultimo di Amatrice.
Come Norcia. I turisti sono scappati praticamente tutti. La chiesa di San Benedetto ha subito danni gravi agli altari e alla cupola. In frantumi anche i recenti restauri alla Casa di San Benedetto. Ma il paese ha retto. «Dopo il terremoto del '79 a Norcia i lavori iniziarono molto velocemente, nei primi anni 80», racconta Giovanni Perla, ingegnere Edile di Castelluccio di Norcia che lavora a Foligno proprio perché i tempi della ricostruzione sono sempre lentissimi, e in quella zona ci sono ancora cantieri aperti per il terremoto del '97. Norcia trattenne molti dei fondi per sé e solo dopo arrivarono le frazioni. «A Castelluccio entra nel dettaglio Perla la ristrutturazione del campanile non è mai partita e ora rischia di crollare, distruggendo da una parte l'interno, dall'altra una casa intatta». Norcia invece no. Regge perché le regole antisismiche furono applicate qui per la prima volta nel centro Italia dopo le esperienze del terremoto del Friuli e dell'Irpinia. È la Norcia storica che sta soffrendo, non quella che era stata colpita dalla violenza della natura.
A Civita il borgo storico è un paese di fantasmi. «È un luogo romantico», ci racconta Silvana. Una cartolina, un nido dove salire da fidanzati. Ma non ci vive nessuno. Dagli anni novanta, e quindi oltre undici anni dopo il fatidico '79, tutti gli abitanti si sono trasferiti nelle tre file di palazzine anonime a due e tre piani. «La scossa dell'altra notte trema ancora Ivana - è stata una catapulta, di una violenza, di una ferocia! E poi il rumore». Ma in casa e fuori non è caduto nemmeno un pezzetto di intonaco. Si sono aperte tutte le ante delle credenze, sono caduti i libri. Per questo tra le villette di Civita ringraziano sempre e comunque «il geometra Ercoli, che pensò a questa soluzione bruttina ma comoda e sicura». Case perfette dal punto di vista tecnico, «e completamente sbagliate dal punto di vista sociale». Non una piazza, non un bar, «la chiesa costruita verso il tramonto».
Questo è un paese «dove non ci si incontra mai». Ma qualcosa di buono è stato fatto. E allora da queste parti ci si domanda se possa esistere una mano che sappia mettere insieme sicurezza e socialità. Magari anche con gusto. Sarebbe una sfida mai provata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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